Costume
Moda, i brand più "trasparenti"? Vince H&M, Adidas segue C&A

Fashion Transparency Index: davanti c'è H&M, Adidas dietro a C&A. Gucci col punteggio più alto tra i brand del lusso: 48%
Fashion Transparency Index: davanti c'è H&M, Adidas dietro a C&A
H&M è in cima alla lista come il brand più trasparente secondo il Fashion Transparency Index, la classifica annuale di Fashion Revolution, ripresa da Pambianco News, che fotografa la trasparenza di 250 tra i più grandi marchi di moda e rivenditori nel mondo, recensiti in base a quanto divulgano sulle loro politiche sociali e ambientali.
Il rapporto crea una classifica tra i marchi tenendo conto di alcuni indicatori chiave che includono benessere degli animali, biodiversità, clima, due diligence, lavoro forzato e salario minimo. I 250 marchi individuati per la recensione sono accomunati da un fatturato annuo superiore a 400 milioni di dollari nelle categorie abbigliamento sportivo, lusso e commercio al dettaglio in Europa, Nord e Sud America, Asia e Africa.
H&M ha ottenuto il punteggio più alto con una valutazione del 73 per cento. Secondo l’indice, i marchi con un punteggio pari o superiore al 70% hanno attuato interventi concreti per diventare più trasparenti sulle loro pratiche sociali e ambientali.
C&A è arrivato secondo con un punteggio del 70%, mentre Adidas e Reebok hanno messo a segno entrambi il 69 per cento. A Esprit è stato attribuito il 64%, seguito da Marks & Spencer e Patagonia al 60 per cento.
La media si è attestata sul 23%, ma 98 marchi presenti in classifica dal 2017, quando è stato istituito l’indice, hanno registrato un aumento di 12 punti percentuali. Monsoon ha visto aumentare il proprio punteggio del 23%, Ermenegildo Zegna del 22% e Sainsbury del 19 per centi.
Gucci, ha raggiunto il punteggio più alto tra i brand del lusso, con il 48% rispetto al 40% dello scorso anno. È stato anche l’unico marchio, per il secondo anno consecutivo, a ottenere il massimo dei voti nella sezione ‘Policy and Commitments’, mentre il collega italiano Zegna è stato il primo a pubblicare un elenco dettagliato dei fornitori.
Tuttavia, oltre la metà dei 250 marchi ha ottenuto un punteggio inferiore al 20 per cento e Bally, Max Mara, Tom Ford e Pepe Jeans hanno toccato lo 0 per cento.
C’è, dunque, ancora molta strada da fare per l’industria e il rapporto rivela che, mentre molti marchi stanno adottando misure per diventare più trasparenti, solo il 6% dei brand ha comunicato le proprie politiche retributive ai fornitori e solo il 2% ha pagato il salario minimo ai lavoratori della loro catena di approvvigionamento. Patagonia è stato l’unico marchio a divulgare dati sui lavoratori della supply chain pagati più del minimo salariale.