"La casa? Una metafora di noi stessi". Architettura e psicologia si incontrano
Design Week Milano 2018, l'intervista alla psicoterapeuta Donatella Caprioglio: "La casa? Metafora di noi stessi". Architettura e psicologia si incontrano
Di Maria Carla Rota
"La casa è la metafora di noi stessi e del nostro mondo interiore. Nulla più della nostra abitazione è in grado di rivelare chi siamo. Per questo è importante arredarla in modo che ci faccia stare bene, è terapeutico". La Milano Design Week 2018 sarà alla scoperta del senso del nostro abitare. Guida d’eccezione Donatella Caprioglio, psicoterapeuta infantile e scrittrice, insegnante all'Università Paris 13 e alla Scuola di Architetture de le Villette a Parigi. E’ anche fondatrice dell'innovativa "Porta Verde", centro di ascolto aperto ai bambini da zero a quattro anni accompagnati dai genitori: il primo è stato aperto a Mestre, poi ne sono sorti in tutta Italia e anche nel mondo, dalla Francia alla Polonia, dalla Cecoslovacchia al Vietnam.
Al Salone del Mobile parteciperà con uno spazio di ascolto dedicato alla "Home therapy", all'interno dello stand "Gessi", azienda leader al mondo nel private wellness. “Sono rimasta piacevolmente stupita da questo invito - spiega ad Affaritaliani.it -. Penso non sia mai successo prima che un’azienda, nell'evento più importante orientato al mercato e al business, dedichi spazio, tempo ed energia per tastare il terreno dei bisogni essenziali del vivere domestico". Segno, questo, di una rivoluzione che avanza: l'architettura si intreccia sempre più con la psicologia. “La stessa Gessi ha al suo interno un'Academy che dà una formazione non solo tecnica, ma anche psicologica ai suoi architetti". Così, dalla Scuola di Architettura di Parigi alla facoltà di Psicologia di Padova, si moltiplicano i corsi e i master che uniscono queste due scienze.
“Abitare è abitarsi. Si sta bene a casa? Altrimenti è come stare male con se stessi”, riflette Caprioglio, autrice del libro “Nel cuore delle case. Viaggio interiore tra case e spazi mentali” (Ed. Il Punto d’Incontro). “Quando compriamo casa o ne scegliamo l'arredamento, siamo molto concentrati sugli aspetti pratici ed estetici e non abbiamo nessuna consapevolezza di come un’abitazione abbia anche profondi risvolti psicologici. Per esempio, negli Anni Novanta ci fu il boom della vasca idromassaggio, che tutti comprarono come status symbol. Non si è capito invece il senso profondo dell'acqua, simbolo di rigenerazione. E così la moda è passata".
C'è un legame profondo tra l’abitazione e la nostra costruzione identitaria: "Ho notato che spesso si cerca tra le pareti ciò che ci è mancato nei primi anni di vita. Sintomatica di patologie e desideri, la casa è un bisogno primario: non a caso appena un bambino inizia a camminare si rifugia sotto il tavolo, come se cercasse un riparo, una casetta".
Per esempio, chi è disposto a rinunciare alla cucina, ambiente simbolo della disponibilità all’accoglienza, probabilmente nell’infanzia ha sofferto proprio per la poca accoglienza e così facendo continua a negarsela. Sul lato opposto, chi vuole una cucina molto grande, cerca di compensare in questo modo quella stessa mancanza oppure vuole celebrare un rapporto con la madre che è stato molto bello.
“Le tre stanze principali della casa corrispondono alle nostre pulsioni primarie: orale la cucina, anale il bagno, genitale la camera”, prosegue Caprioglio. "Il bagno è il simbolo del nostro rapporto con il corpo. Se è disordinato, vuol dire che non abbiamo cura di noi stessi. Dovrebbe essere una spa casalinga, un piccolo tempio in cui ci troviamo con noi stessi". La camera da letto ci porta invece verso lo scambio con gli altri: il suo stile di arredamento sarà allora sintomatico della dinamica che si insatura nella coppia.
Divisa tra due grandi città come Venezia e Parigi, Donatella Caprioglio ha scelto anche di ristrutturare un trullo in Puglia, a Ceglie Messapica, con annesso un piccolo teatro dove organizzare eventi e conferenze. Come mai questa particolare tipologia di casa? "I trulli richiamano un'architettura molto arcaica. I tetti sembrano dei seni tesi verso il cielo, mentre le pareti in pietra sono tonde come il ventre materno. Sono simbolo di un'architettura riflessiva e protettiva e di una vita legata alla natura e a se stessi".
Una casa dallo stile minimalista allora indica che siamo alla ricerca della nostra identità? "Dipende. Se lo si fa perché si aderisce alla moda in voga in questi anni, si sente subito che c'è una forzatura. Certe cucine di oggi sembrano delle sale operatorie. Se invece è un bisogno che nasce dall'anima, significa che si è alla ricerca di leggerezza e di essenzialità. Non si vuole sovraccaricare la propria vita con cose inutili".
Tra le pareti di casa ritroviamo il nostro rapporto anche con la figura paterna: "Il padre è l’architrave della nostra identità", conclude Donatella Caprioglio, autrice anche di "Padri e figlie. L’eclissi di uno sguardo" (Schena Editore). "Tutti i miei libri parlano dell'identità che nasce dal terreno familiare di origine e dai rapporti con i genitori, che rappresentano le fondazioni della casa. Il cemento affettivo che riceviamo nell'infanzia fa di noi una struttura più o meno solida e questo influenzerà fasi delicate della nostra vita, come l'adolescenza oppure la menopausa e l'andropausa".