Costume
Parte la campagna contro i prodotti contraffatti, i giovani in prima linea
Giamundo, presidente del Museo del vero e del falso: "La contraffazione è prima di tutto mancato controllo sui materiali utilizzati, spesso nocivi alla salute"
Parte dalla sede napoletana del Museo del tessile e dell’abbigliamento di Palazzo Mondragone la guerra al contraffatto in Italia. La sfida parte con la campagna di sensibilizzazione “Nonsiamofalsi” lanciata sulla fan page di facebook per iniziativa dell’Associazione del vero e del falso che ha sede nello stesso museo del tessile e dell'abbigliamento. Basta scegliere uno tra i venti messaggi di sensibilizzazione proposti ed inviare il selfie all’associazione. Il museo del falso raccoglie la sfida di alcuni imprenditori aderenti a Confindustria, Unione industriali di Napoli, Assocalzaturifici, Lineapelle, Sistema Moda Italia, Associazione dei conciari. L’obiettivo è mettere in campo quegli strumenti in grado di riconoscere un prodotto contraffatto da quello originale studiandone i materiali, nonché di diffondere la cultura della legalità contro i fenomeni di concorrenza sleale e della contraffazione. Un obiettivo chiaro e diretto, capace di modificare la percezione del fenomeno da parte di molti consumatori che pensano di aver acquistato un prodotto originale senza sapere se è contraffatto e in qualche caso nocivo. I criminali riescono infatti a falsificare qualsiasi bene di consumo, soprattutto nel comparto dell’abbigliamento utilizzando solventi che sono nocivi alla salute.
Il presidente e promotore dell’Associazione, Luigi Giamundo, componente Sistema Moda di Confindustria Campania, spiega che nel circuito dell’Ue la contraffazione ha un giro d’affari di circa 60 miliardi di euro e che il fenomeno è prima di tutto un problema di cultura. A livello italiano, la Campania è una delle regioni più colpite da tale fenomeno pur vantando un’antica tradizione nel campo manifatturiero e tessile, un comparto che un tempo contava 100mila addetti, ma che negli ultimi anni ha subito una perdita consistente di posti di lavoro. “Non si tratta solo di copia delle grandi firme”, dice Giamundo. “La contraffazione è prima di tutto mancato controllo sui materiali e mancato rispetto delle leggi. Un mercato parallelo che muove in Italia circa 7 miliardi di euro all’anno, con un gettito fiscale sottratto all’erario di 17 miliardi, stando alle stime del Mise, oltre 100mila posti di lavoro sottratti all’occupazione legale”. Un fenomeno inteso, dunque, non solo come copia di marchi famosi ma legato anche all’italian sounding e al mancato rispetto delle regole sulla sicurezza e qualità del prodotto. “E’ questo il campanello d’allarme. Ci sono tante piccole e medie imprese che ogni giorno producono secondo i contratti di lavoro e le regole di sicurezza dei luoghi di lavoro. Ma ce ne sono tante altre che producono senza osservare alcuna legge, in luoghi insalubri come i sottoscala, utilizzando materie prime di dubbia provenienza. Tutto ciò -rileva Giamundo- rende l’idea della perdita di ricchezza di cui l’Italia potrebbe godere e che invece ogni giorno va in fumo. Noi spieghiamo alle persone perché è sbagliato acquistare merci contraffatte. E quanto siano dannosi molti dei prodotti lavorati con sostanze tossiche che una volta indossati possono causare allergie, dermatiti o intossicazioni”. La speranza viene dai giovani. Sono infatti diverse centinaia i giovani che hanno inviato il selfie all’associazione in appena pochi giorni dalla campagna di sensibilizzazione. “Finanche da alcune località esotiche dell’Oceano Indiano”, dice soddisfatto Giamundo. Alle forze dell’ordine adesso il compito più difficile: quello di continuare le azioni di repressione e contrasto al fenomeno anche con l’uso di strumenti informatici di geolocalizzazione.