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Salvini-Isoardi, "la rottura dimostra che è un leader umano e cristallino"

Maria Carla Rota

Salvini-Isoardi, "la fine dell'amore non sposta voti". L'analisi di Alessandro Amadori. Intervista


"Non ha nessun effetto a livello demoscopico, ma rafforza l'immagine di un leader umano e cristallino". Affaritaliani.it ha chiesto al sondaggista e ricercatore Alessandro Amadori quali conseguenze dal punto di vista del consenso potrebbe avere per Matteo Salvini l'addio social, molto discusso dal web, con Elisa Isoardi.

"In generale notizie sentimentali di questo tipo, soprattutto se il leader non le provoca ma le segue come in questo caso, non hanno influenza in termini di consenso elettorale. C'è una sostanziale anelasticità a livello demoscopico". In altre parole, il tanto dibattuto selfie 'aftersex' pubblicato da Elisa Isoardi e la risposta di Salvini arrivata a stretto giro sempre su Instagram non porterà né toglierà voti al ministro dell'interno. Avrà però un effetto meno quantificabile, ma comunque rilevante: "Questa vicenda rafforza l'immagine di un leader cristallino e trasparente, che, volontariamente o meno, condivide la sua vita personale con gli elettori. E' l'altra faccia dello stile comunicativo scelto dallo stesso Salvini, che si pone e si conferma ancora una volta come un leader molto umano.

Un segno di decisa rottura con il passato. "L'immagine del potere anaffettivo o asessuato apparteneva alla prima Repubblica: non ci saremmo mai immaginati la vita privata di Andreotti, per esempio. Il primo a intersecare la sua vita politica con le sue vicende personali è stato Berlusconi, per quanto in maniera discutibile. Ci sono voluti però anni perché questo si traducesse in un calo a livello elettorale. Anzi, quando il calo è arrivato, è stato dovuto al mancato mantenimento delle promesse elettorali".

La scelta di Salvini di mostrare anche la sua vita personale sui social con grande schiettezza è da un lato la cifra della post modernità, dall'altro un segno di ritorno al passato: "Si presenta come un combattente vero, con le sue debolezze e le sue avventure e disavventure sentimentali. Si mette in gioco come uno di noi. E questo è ciò che facevano i grandi leader del passato, da Alessandro Magno a Napoleone: condividevano tutto con la propria gente. Si lottava, si gioiva, si soffriva insieme. Dopo la seconda guerra mondiale c'è stata un fase di separazione, ma prima, per secoli, la leadership è stata condivisa. Oggi persino nell'abbottonata presidenza francese Macron si muove nella direzione della disintermediazione, pur in maniera molto diversa. È un cambiamento che sta emergendo un po' in tutte le democrazie moderne, almeno in Occidente, a differenza di paesi come Russia o Cina".