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Sarahah: spopola l'app per la messaggistica anonima ma è rischio cyberbullismo

Marco Zonetti

Sbarcata anche in Italia e divenuta subito popolarissima, non è esente da pericoli

L'applicazione Sarahah, sconosciuta ai più fino a qualche tempo fa, è oggi popolarissima in tutto il mondo, e il popolo social italiano - che l'ha scoperta nell'estate 2017 - sembra non poterne più fare a meno. Per coloro che ancora non sapessero di cosa si tratta, Sarahah - che significa "onestà" anche se non è stata inventata da un grillino - nasce un anno fa dall'idea del saudita Zain al-Abidin Tawfiq, al fine di semplificare le relazioni professionali tra dipendenti e vertici di un'azienda. In soldoni, grazie all'anonimato dei messaggi, un sottoposto poteva inviare feedback negativi a un proprio superiore senza paura di ritorsioni, a tutto vantaggio del clima lavorativo in azienda o nella pubblica amministrazione. Dall'ambito professionale, tuttavia, la app ha subito compiuto il passo verso il mondo "mainstream" ed è ben presto divenuta una delle più scaricate in tutto il mondo, conquistando anche l'Italia. Al punto che in questi giorni i social media nostrani sono letteralmente invasi dalle schermate dei messaggi dalla grafica "minimal" giunti ai titolari degli account su Sarahah.

Ma, mentre per gli altri social come Twitter o Facebook, è necessario essere iscritti per poter inviare messaggi agli utenti, qui non occorre. A conti fatti, dunque, chi è iscritto a Sarahah può essere contattato anonimamente da chiunque, senza poter rispondere. L'unica opzione è quella di poter inoltrare ai propri amici su Sarahah il messaggio ricevuto senza conoscere l'identità del mittente. L'elemento peculiare è proprio questo: di questi tempi in cui, grazie ai cosiddetti fake, ovvero i falsi profili, i social media sono subissati di messaggi e commenti  razzisti, omofobici, misogini e gravidi di rancore verso chicchessia, e di questi tempi in cui si cerca di studiare la maniera per arginare questa pericolosa fucina di odio che troppe volte ha spinto al suicidio adolescenti bersagliati dalle varie declinazioni della cattiveria on-line, ecco arrivare l'app che protegge l'anonimato e che potenzialmente avalla qualsiasi offesa possibile e immaginabile ai danni degli utenti.

Qualcuno potrà obiettare che iscriversi a Sarahah non l'ha certo ordinato il dottore, ma quando si parla di adolescenti e pre-adolescenti - spesso abbandonati a se stessi - certe obiezioni risultano sterili, Un caso eclatante è quello di una ragazzina di tredici anni che, poco dopo essersi iscritta a Sarahah, si è vista recapitare un messaggio anonimo con minacce di morte al fratellino di due anni. Le impostazioni dell'app permettono di segnalare i messaggi offensivi, inopportuni o minacciosi, ma cos'accada a chi li ha inviati non è chiaro. Anche perché, come detto sopra, chiunque può inviare messaggi agli utenti di Sarahah, e non solo gli iscritti al sito che, almeno, sono obbligati a rilasciare la propria mail.

Il principale pericolo, ovviamente, è quello del cyberbullismo, sulle cui fiamme l'anonimato potrebbe soffiare facilmente. "La molla che spinge a iscriversi a Sarahah è in fondo la curiosità di sapere cosa la gente pensa di noi", spiegano gli psicologi che hanno studiato il fenomeno, "ma la speranza di fondo è quella di ricevere complimenti. E tuttavia, l'anonimato abbatte ogni barriera e la tentazione di scrivere insulti per il gusto di farlo è forte, specie fra i ragazzini. Gli adulti sono in grado di reggere l'urto psicologico di certe offese, gli adolescenti e i pre-adolescenti molto meno. Ed è questo il pericolo". 

Molti sostengono che i timori degli psicologi sono infondati e che Sarahah sia essenzialmente solo un gioco, una moda estiva come fu l'anno scorso Pokemon-Go, oggi totalmente dimenticata. Viste le avvisaglie, ce lo auguriamo di cuore.