Costume
Scuola, le vacanze mettono a dura prova la famiglia
Di Antonella Gramigna*
Lunghissimo periodo, agognato dagli studenti, da una parte, ma che mette a dura prova la famiglia e la sua organizzazione quotidiana. Sono circa 16 settimane. Settimane che necessitano di organizzazione di tempi familiari rispetto ai tempi di lavoro, che hanno un periodo feriale di gran lunga inferiore. Ed ecco la difficoltà. Come poter conciliare lavoro ed assenza della scuola?
Beninteso, con ciò non sto affatto dicendo che la Scuola sia un parcheggio, anzi. Vero è, però, che l'organizzazione di un ménage familiare considera sicuramente quel " dato tempo" in quel dato spazio e ci costruisce la vita intorno.
I maggiori contratti di lavoro prevedono 26 giorni di ferie l'anno. Ammesso che si possano chiedere periodi di ferie così continuati, sia la madre che il padre, ovviamente ed opportunamente scambiati, non basterebbero comunque a sopperire al problema. Senza pensare che salterebbero, poi, quelle di Natale o di periodi in cui potrebbero servire per altre problematiche.
E sarebbero comunque vacanze separate. Che bello! Si insiste sulla necessità di stare in coppia, di trovar unità ed intimità e poi, tocca pure fare vacanze divise.
E poi, i costi. Perché di sicuro per sopperire alla " vacanza" , nel senso proprio di mancanza, si tende urgente trovare una soluzione. Si pensa in genere a servizi alternativi : parrocchie, centri diurni, centri educativi tipo " doposcuola ", ecc. con costi che si aggirano di media sui 100 euro a settimana (medio, perché so di varie soluzioni che si aggirano di media sui 60-140-150 ), moltiplicatelo per il numero di figli ed il gioco è fatto. In tutto l'operazione costerebbe quanto una vacanza, ma vera, magari tutti assieme.
Ed allora ecco arrivare alla soluzione dei nonni, beato chi li ha. E chi li ha, li abbia anche in pensione. Oggi non esiste più neppure quella finestra, quello spiraglio di possibilità. Chi è in pensione, spesso lo è a causa di problemi di salute, o lo è perché gli è stato permesso in periodi molto lontani nel tempo, dato che oggi diventa miraggio pure poter cessare l'attività lavorativa.
Il costo vita notevolmente lievitato, con salari più bassi della media europea, non consente una pausa, seppur temporanea, ed ammesso che venga concessa, neppure per la motivazione di dover "guardare" i nipotini.
Quindi ecco le vacanze estive, 16 settimane. Senza paracadute e senza un'offerta di servizi pubblici integrativi. Anzi, e paradossalmente di rimando, per mancanza di risorse, i servizi integrativi di comuni e municipi diminuiscono. Gli asili chiudono, le scuole chiudono. E mentre i "nostri" spazi pubblici, volutamente virgolettato, rimangono abbandonate per mesi, assieme a quegli spazi che i nostri figli e le nostre figlie potrebbero utilizzare per studiare, socializzare ma anche per proseguire alcune delle attività iniziate durante l'anno (teatro, musica, sport ....) e magari permettendo loro la continuità di condivisione con i/ le compagni/e, nulla, la maggioranza delle famiglie cerca affannosamente la soluzione.
Così assurdo pensare a servizi di continuità con personale debitamente formato, magari proprio quel personale che è in attesa di occupare il posto che merita all'interno delle scuole ? È così poco pensabile offrire, non un parcheggio, ma bensì una opportunità formativa in quei mesi nei quali non solo esiste un problema per le famiglie ma che proprio per la lunghezza del " riposo" estivo ( unici noi in Europa) si può creare un distacco dall'ambiente e dalla formazione con relativa fatica e dover riprendere la maratona dell'anno che succederà ? È così sbagliato pensare a supportare le famiglie, costrette a cercare sostegno formativo per colmare le lacune dei propri figli, magari rimandati?
Sarò forse una inguaribile idealista, ma non mi dispiacerebbe affatto che, proprio adesso nel momento stesso in cui si parla di Buona scuola ed alla importanza di percorso socializzanti e formativi, si potesse ripensare ad una Scuola od a Servizi educativi, che pensassero e si occupassero anche a prolungarne l'apertura, e non soltanto per la didattica a supporto dei deficit, ma come spazio importante e deputato in cui svolgere attività che favoriscano la partecipazione, l'incontro e l'integrazione.
Le risorse? Con tutto quello che viene speso nei Centri estivi, nei docenti a domicilio,non sempre di qualità, nelle baby sitter e con gli stipendi persi per i periodi di aspettativa, potremmo pensare anche ad una compartecipazione con i comuni per realizzare quanto detto? Credo di si. Credo che sarebbe opportuno offrire questa possibilità che per molti sarebbe un respiro di sollievo non di poco conto. Una risposta che la politica attraverso le varie amministrazioni ha il sacro compito di dare non solo per colmare vuoti organizzativi ma per fornire sempre più servizi e vicinanza alla famiglia che tanto si osanna.
* Esperta in comunicazione, promozione e orientamento alla salute