Costume
Venezia 80, Leone d'Oro alla Carriera a Liliana Cavani e Tony Leung Chiu-wai
La regista più emblematica della storia del cinema italiano e l'attore più carismatico della contemporaneità
Biennale di Venezia, Alberto Barbera ha spiegato le motivazioni che hanno portato a premiare Liliana Cavati e Tony Leung Chiu-Wai
Sono la regista Liliana Cavani e l'attore Tony Leung Chiu-wai i Leoni d'oro alla carriera della 80esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia
"Sono molto felice e grata alla Biennale di Venezia per questa sorpresa bellissima", ha commentato la regista Liliana Cavani. Parole di gioia anche da parte di Tony Leung Chiu-wai: "Sono colpito e onorato dalla notizia della Biennale di Venezia. Condivido idealmente questo premio con tutti i cineasti con cui ho lavorato. Questo riconoscimento è anche un omaggio a tutti loro".
Le motivazioni per il Leone d'oro alla carriera alla regista Liliana Cavani
È stato il direttore Alberto Barbera a spiegare le motivazioni che hanno portato il Cda a selezionare i due premiati.
Sulla regista, ha affermato: "Protagonista tra i più emblematici del nuovo cinema italiano degli anni Sessanta, con un lavoro che in seguito attraversa oltre sessant'anni di storia dello spettacolo, Liliana Cavani è un'artista polivalente capace di frequentare la televisione, il teatro e la musica lirica con il medesimo spirito non convenzionale, e la stessa inquietudine intellettuale che hanno reso celebri i suoi film. Il suo è sempre stato un pensiero anticonformista, libero da preconcetti ideologici e svincolato da condizionamenti di sorta, mosso dall'urgenza della ricerca continua di una verità celata nelle parti più nascoste e misteriose dell'animo umano, fino ai confini della spiritualita'".
I personaggi dei suoi film "sono calati in un contesto storico che testimonia una tensione esistenziale verso il cambiamento, giovani che cercano risposte a quesiti importanti, soggetti complessi e problematici nei quali si riflette l'irrisolto conflitto fra individuo e società. Il suo è uno sguardo politico nel senso più alto del termine, anti-dogmatico, non allineato, coraggioso nell'affrontare anche i più impegnativi tabù, estraneo alle mode, refrattario ai compromessi e agli opportunismi produttivi, aperto invece a una fertile ambiguità nei confronti dei personaggi e delle situazioni messe in scena. Una feconda lezione che è insieme di estetica e di etica, da parte di una protagonista del nostro cinema, che ne definisce la perenne modernità".