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Cronache
Agnelli, giallo sulla pinacoteca contesa. Una pagina strappata nel testamento

Giallo sull'eredità di Gianni Agnelli: manca una pagina con l'elenco di grandi quadri

Una pagina strappata  nel testamento del 1999 di Gianni Agnelli che conteneva il destino degli immobili. E i dubbi sulla pinacoteca contesa. "Davvero quadri d’autore di grande valore sono stati sottratti al patrimonio ereditario che spettava a Margherita Agnelli?" Se lo chiede oggi il Corriere della Sera, raccontando "una partita che la madre di John, Lapo e Ginevra Elkann sta giocando, contro i figli, all’interno dell’annosa, tortuosa e «sanguinosa» disputa sull’eredità Agnelli, che lei vorrebbe azzerare".

Il giallo riguarda "una pagina rimossa dall’inventario dei beni contenuti in tre case che furono di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e che dopo la scomparsa della moglie Marella Caracciolo (2019), usufruttuaria, sono passate alla figlia Margherita". La materia del contendere comprende opere d’arte da centinaia di milioni, "di artisti come, tra l’altro, Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Jean-Léon Gérôme, Claude Monet, Francis Bacon", cioè un patrimonio culturale anche di interesse pubblico, tanto che sarà al centro di un'inchiesta di Report.

Come ricorda il Corriere della Sera, "Margherita nel 2004 firma a Ginevra l’accordo transattivo sull’eredità del padre e un patto successorio con la madre rinunciando alla sua futura eredità. Tutto compreso porta a casa, in Svizzera, circa 1,4 miliardi. E quando muore anche la madre entra in possesso dei tre immobili, nel frattempo concessi in comodato d’uso o locazione a John Elkann".

Sempre leggendo il Corriere della Sera, "dagli immobili, però, «risultavano ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre», denuncia al tribunale di Torino Dario Trevisan, legale di Margherita. Nell’elenco di «Opere non rinvenute» ci sono quadri di Balla, De Chirico e Gérôme a Roma; Monet e due Bacon a Villar Perosa e Villa Frescot. I fratelli Elkann replicano quadro per quadro.

Resta il giallo della pagina mancante. Come scrive il Corriere della Sera, "c’è un «buco» nell’allegato del 2004. Secondo fonti vicine agli Elkann la pagina è stata tolta proprio al momento della firma dell’accordo. Però era un atto di grande importanza, sostanziale e formale: possibile che sia stata tolta una pagina come si fa con i quaderni di scuola?" 

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