Cronache
"Alessandro era agitato e sudato". I verbali della collega italo-inglese
Il caso dell'assassino Impagnatiello
L'interrogatorio della 23enne, il secondo in pochi giorni, è uno dei punti chiave dell'inchiesta che portano i pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella a «stringere» su Impagnatiello. Il verbale si chiude alle 12.34 e dodici ore dopo il 30enne confesserà d'aver ucciso Giulia e il bambino che portava in grembo, il piccolo Thiago.
La ragazza racconta delle bugie costanti, degli inganni, di quando inventava scuse improvvise («s'è rotto un tubo dell'acqua a casa di mio fratello») per non passare la notte insieme. Ma anche dei suoi tentativi di «far sparire» le tracce di Giulia quando lui la ospitava nella loro casa a Senago.
Impagnatiello dopo l'omicidio prova più volte a incontrare la 23enne, che cerca di evitarlo. «Sono salita in casa senza che lui mi vedesse - racconta -. Lui ha iniziato a citofonare quando io gli ho detto che ero già in casa. Alla fine lui è salito e io gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma io non ho voluto».
La 23enne è la prima a capire che Impagnatiello potrebbe avere a che fare con la sparizione di Giulia: questa cosa da un lato la agita e la impaurisce (si fa accompagnare a casa da un collega per paura di Impagnatiello) e dall'altro la spinge a «indagare».
Come succede domenica sera, il giorno dopo il delitto. È all'Armani e vede Impagnatiello uscire con uno zaino. Qualcosa esce dalla tasca. Lei scatta una foto che invierà poi ai carabinieri: «Ho poi notato una cosa strana che lui domenica alle ore 16.52 è uscito da lavoro con lo zaino dal quale spuntavano dei guanti in lattice azzurri che ha preso da lavoro (li abbiamo li a lavoro) ed io sono riuscita a fargli una foto».