Cronache

AstraZeneca e J&J, il virologo Silvestri: il vero rischio è la troppa cautela

E sulle riaperture Silvestri dice: "Bisogna valutare non solo i rischi del virus, ma anche quelli delle chiusure. Aumento di vaccinati ed estate aiuteranno"

Sui vaccini AstraZeneca e J&J il rischio di gravi trombosi è molto basso, dice il virologo Guido Silvestri, perciò non si rimanga prigionieri di una cautela eccessiva.

"Per AstraZeneca e Johnson&Johnson il rischio di effetti avversi severi, in particolare questa trombosi delle vene cerebrali causata da anticorpi contro il Pf4 (che assomiglia clinicamente alla piastrinopenia trombotica associata all'uso di eparina), è molto basso: un caso su un milione di persone vaccinate. Il rischio di rimanere prigionieri di cautele eccessive non è da sottovalutare", dice in un'intervista a 'il Fatto Quotidianò Silvestri, professore alla Emory University di Atlanta, mentre siamo in attesa della decisione dell'Agenzia europea del farmaco Ema sul vaccino anti-Covid di Janssen, gruppo J&J.

Silvestri è stato vaccinato negli Stati Uniti con "Moderna. Ma Pfizer sarebbe stato lo stesso, gli altri non erano un'opzione a gennaio", spiega. Quanto alle contestate da alcuni, desiderate da altri riaperture programmate in Italia dal 26 aprile, si tratta di "scelte difficili - rileva - e bisogna ragionare in termini di rischi sia del virus che degli effetti delle chiusure prolungate. Con l'aumento progressivo dei vaccinati, soprattutto nelle categorie fragili, diventeranno sempre più gestibili i carichi ospedalieri e presto cominceremo ad avvertire l'effetto della bella stagione che riduce la circolazione dei virus respiratori". Ma con l'attenuazione delle restrizioni anti-contagio come bisognerà comportarsi? "I vaccinati trasmettono il virus pochissimo", quindi secondo l'esperto "è lecito che queste persone riprendano una vita normale".

Mentre "i non vaccinati devono mantenere le precauzioni", perché "dopo l'estate ritorna l'autunno". Ma per allora sarà finita? Per Silvestri "ne saranno fuori i Paesi in cui la percentuale di vaccinati sarà sufficientemente alta da ridurre in modo importante la circolazione del virus. Dove si saranno vaccinate soprattutto le persone a rischio si potrebbe avere un calo sostanziale della mortalità, pur in presenza di livelli importanti di circolazione virale. Il che sarebbe comunque un risultato positivo, ma rischioso in quanto si potrebbero selezionare varianti del vius meno sensibili al vaccino". Silvestri fa poi il punto sulle vaccinazioni: negli Usa si osserva "un lento, ma costante miglioramento. Siamo arrivati a oltre 133 milioni di persone vaccinate, di cui 86 milioni hanno fatto due dosi, e si marcia a ritmo di 3-4 milioni di immunizzazioni al giorno, quindi si va verso la fine del tunnel". Riguardo all'Ue, che ha annunciato l'invio in Italia di 54 milioni di dosi, "essere ottimisti è un dovere per noi scienziati. Però è indubbio - aggiunge - che in questa particolare situazione l'Unione europea stia andando a rilento in confronto non solo a Stati di grandi risorse come gli Usa, il Regno Unito e Israele, ma anche rispetto ad alcuni Paesi di risorse più limitate, penso a Cile, Uruguay, Bahrein, Emirati Arabi Uniti o lo stesso Buthan. Mi preoccupa non solo la lentezza dei progressi, ma anche la scarsa coordinazione tra Paesi, forse un problema più ampio nell'Ue".