Cronache

Basile: "Linciaggio contro di me. Querela dai Segre? Bastava che Liliana..."

di Eleonora Perego

L'ex ambasciatrice d'Italia in Belgio replica alle accuse di antisemitismo dopo il video-bufera su Liliana Segre. L'intervista

Elena Basile, l'ex ambasciatrice ad Affari: "Linciata per aver espresso un mio pensiero. La Segre? Pensavo sarebbe intervenuta"

“Linciaggio”. Così ha replicato ad Affaritaliani.it l’ex ambasciatrice d’Italia in Ue Elena Basile, finita nella bufera per un video nel quale “interroga” la senatrice a vita Liliana Segre sul motivo per cui si dispiacerebbe solo per il genocidio dei bambini ebrei e non anche per quello dei piccoli palestinesi.

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Un video fortemente criticato, e che ha innescato la reazione della famiglia Segre fino alla minaccia di querela da parte del figlio della senatrice alla Basile. Minaccia che è arrivata dopo uno scambio di mail il cui contenuto è stato solo in parte reso noto alla stampa.

Affaritaliani.it ha parlato con l’ex ambasciatrice, che attualmente si trova in Africa, per fare chiarezza una volta per tutte su quello che lei definisce “fraintendimento”, se non addirittura oggetto di “manipolazione giornalistica”.

Basile, cosa ha scritto nella mail alla famiglia Segre che li ha fatti tanto arrabbiare?

Di fronte ad alcune, diciamo, intimazioni da parte del figlio della senatrice, io ho risposto dicendo che c’è stato un malinteso. Ho ribadito di non avere nulla contro Liliana Segre (anzi, l’ho sempre apprezzata per la sua opera di denuncia dell’esperienza atroce avuta col nazismo).

Ma ho anche spiegato nuovamente le mie ragioni: ero stata colpita da un’intervista su Repubblica nella quale sembrava che ci fosse un doppio standard, perché nel momento in cui era iniziato il massacro a Gaza il giornalista metteva in bocca alla senatrice una sola dichiarazione, nella quale la Segre esprimeva il dolore per i soli bambini ebrei morti il 7 ottobre. E io per quello ero rimasta molto colpita del fatto che non ci fosse stato anche un riferimento ai bambini di Gaza.

Quindi il primo Suo video segue la lettura di quell’intervista?

Esattamente, in quel video mi sarebbe piaciuto spiegare al lettore (senza l’intento di accusare la senatrice) che a volte c’è un po’ una sensibilità a senso unico nei confronti di coloro che appartengono al proprio gruppo. Ma anche che a volte la stampa manipola a fini politici le dichiarazioni di personaggi influenti, compresa la senatrice Segre.

Qual è stata la risposta del figlio di Liliana Segre?

Luciano Belli Paci mi ha rivolto una mail con degli aut-aut e io gli ho risposto che, alla luce di quanto emerso, mi sarebbe piaciuto che la madre intervenisse proprio su questi doppi standard, condannando Hamas così come il governo israeliano che sta compiendo crimini di guerra.

In sostanza la senatrice Segre avrebbe dovuto spiegarsi meglio?

Bastava che Liliana Segre rispondesse che si era trattato di un equivoco, che era addolorata per i bambini ebrei come per i palestinesi. Se solo mi avesse detto questo avrei esclamato: “Bene, la senatrice difende quella cultura che difendo anche io, non piena di pregiudizi e che discrimina taluni morti”.

E invece?

Invece, nonostante abbia scritto che mi sarebbe piaciuto incontrare di persona la senatrice Segre, e che mi dispiaceva se l’avevo offesa, suo figlio si è molto arrabbiato per questa mia risposta, minacciando querela. Ma intimidire le persone non serve a ristabilire un dibattito civile, a eliminare un clima d’odio e anche di antisemitismo che esiste. Imbavagliarmi e intimidirmi con le querele lo trovo assurdo.

Lei ha parlato anche di “manipolazione” da parte di certa stampa…

Sì, in un secondo video, proprio alla luce di quanto successo, ho addirittura detto che bisogna stare attenti a certa stampa falsamente democratica che tende a manipolare le dichiarazioni di persone influenti come la senatrice. Ecco perché mi sarei aspettata che Liliana Segre volesse vedere l’intervista per correggere il giornalista…

Non è la prima volta che Lei si ritiene “vittima” di imboscate o manipolazioni da parte della stampa, se non addirittura dei media... 

E infatti questo è l’ennesimo linciaggio che subisco. Prima mi hanno chiamata filo-Putin, poi filo-Hamas, ora mi chiameranno antisemita. Questo perché non rinuncio ad esprimere il mio pensiero ragionato ma minoritario, e che non coincide con la narrativa dominante.

Ma trovo pericoloso, per la libertà di pensiero e di espressione, che una donna ed ex diplomatica sia linciata pubblicamente per esprimere posizioni ragionate. Non parliamo poi del fatto che continuano a chiamarmi “addetta della Farnesina”, epressione che trovo sul giornale di Molinari e rivolta a me che ho passato 38 anni nella carriera diplomatica, e per 8 anni sono stata ambasciatrice in Ue. Ed è assurdo che tutto ciò avvenga in un paese democratico come l’Italia. Stiamo vivendo un periodo buio.