Cronache
Blitz antimafia: arrestati i figli di un ex boss della Magliana e di Senese
Roma, le indagini hanno portato alla scoperta di una centrale di riciclaggio di denaro, estorsioni, usura e altri reati, tutti legati ad associazioni mafiose
Roma, maxi operazione antimafia della Dia: più di 50 indagati, sequestrati 130 milioni di euro
Una maxi operazione condotta dalla Direzione investigativa Antimafia di Roma ha portato all'arresto di 18 persone, al sequestro di 131 milioni di euro e all'iscrizione nel registro degli indagati di 57 individui. L'attività del Centro operativo della Capitale, con il coordinamento della Dda, ha avuto copertura nazionale e ha portato alla scoperta di una vera e propria centrale di riciclaggio con sede a Roma, ma operante in tutto il territorio italiano. I 18 destinatari dei provvedimenti cautelari, disposti con un'ordinanza dal gip di Roma, sono ritenuti gravemente indiziati di far parte di due associazioni mafiose radicate nella Città Eterna e finalizzate alle attività di estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti. Tutti i reati commessi sono considerati un aiuto ai clan Mazzarella - D'amico (Camorra), Mancuso e Mazzaferro ('Ndrangheta) e al clan Senese. Oltre al sequestro del denaro (131 milioni di euro in totale), gli indagati e gli arrestati, il gip di Roma ha disposto il sequestro preventivo di 3 società coinvolte.
Chi sono gli arrestati e come si sono svolte le indagini
Tra le 18 persone tratte in arresto questa mattina ci sono Antonio Nicoletti, il figlio dell'ex storico esponente della banda della Magliana, Enrico Nicoletti, e Vincenzo Senese, il figlio di Michele Senese, ritenuto il capo della camorra a Roma. In manette sono finiti anche il produttore cinematografico Daniele Muscariello e il manager musicale Angelo Calculli. Arrestati anche Roberto Macori (legato alla destra eversiva romana) e Salvatore D'Amico. Tra le 57 indagate, invece, c'è indagate anche una figlia di Ana Betz nota come Lady Petrolio (perché vedova dell'imprenditore Sergio Di Cesare, presidente della holding Europetroli) e già coinvolta in altre indagini, e l’ex calciatore Giorgio Bresciani.
Le indagini sono iniziato nel marzo 2018 e, nel corso degli anni, hanno permesso alla Dia, con il coordinamento della Dda, di individuare la centrale di riciclaggio in questione. L'attività criminale si sarebbe avvalsa della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento derivante sia dagli stretti legami con la mafia che per l'immediata disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo. In particolare, sono emerse "convergenze di interessi di mafie storiche e nuove mafie e in particolare del clan D'Amico-Mazzarella, e delle cosche calabresi Mancuso e Mazzaferro e della famiglia Senese", si legge in una nota pubblicata dalla Procura di Roma.
Di cosa si occupava la centrale scoperta dagli inquirenti
L'attività criminale legata alla mafia si organizzava in due associazioni distinte che si occupavano di riciclare "ingenti profitti, infiltrando progressivamente attività imprenditoriali in apparenza legali operanti in molteplici campi" come "la cinematografia, l'edilizia, la logistica, il commercio di autovetture e di idrocarburi". Sempre nella nota, si legge: "In termini di gravità indiziaria, contestualmente ai reati di natura economico finanziaria, circostanziati anche dalle attività di accertamento fiscale delegate al Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Roma, i componenti delle due organizzazioni sono risultati anche dediti alla commissione di una serie di delitti in qualche modo strumentali ai primi (delitti di estorsione e usura) tanto per regolare partite di 'dare e avere' tra loro o con terzi quanto per legare a sé gli imprenditori indispensabili per alimentare l'illecito profitto. In tale ambito, emergeva la riserva di violenza delle due associazioni, sia per la forza di intimidazione derivante dagli stretti legami con le organizzazioni criminali mafiose che per l'immediata disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo".
Nell'ordinanza del gip di Roma è stata riportata un'intercettazione che mostra come quello che è stato scoperto rappresenti "in maniera esaustiva l'essenza del sistema capitolino". Ovvero un “sistema amalgamatosi nel tempo” degli interessi delle “associazioni di tipo mafioso che si muovono nell’area metropolitana capitolina. Roma storicamente rappresenta il punto di contatto tra imprenditoria, politica e mafie”, scrive il gip. Nell'ordinanza sono riportate anche le parole di due degli indagati. Il primo afferma che "la politica è la mafia, se vai a Roma politici e onorevoli sono tutti corrotti". Il secondo, invece, si vanta di quello che fa: "A Roma faccio proprio la carne di porco, faccio proprio lo schifo... Ricorda, quello che ti dico io... Qui ho dovuto mettere le pedine, li già sono pronti: ho avuto le licenze in 21 giorni su una società nuova...”.