Cronache

Cade nel Mar Nero un aereo militare russo: 92 morti

Mosca: si indaga anche per terrorismo

Un aereo militare decollato da Sochi e diretto in Siria con 92 persone a bordo, tra cui il celebre e prestigioso Coro dell'Armata Rossa, è precipitato nel mar Nero. Il ministero della Difesa afferma che non ci sono sopravvissuti. Oltre al coro e a otto membri dell'equipaggio, sul volo erano presenti anche nove giornalisti, il capo della polizia militare, il 49enne Vladimir Ivanovsky, il responsabile del dipartimento culturale del ministero della Difesa Anton Gubankov, otto militari, due funzionari civili e un'altra personalità, Elizaveta Glinka, conosciuta come "Doctor Liza", responsabile di una fondazione umanitaria.

L'aereo, un Tupolev 154, era in servizio dal 1983 e aveva alle spalle 7mila ore di volo. È scomparso dai radar pochi minuti dopo il decollo da Sochi alla volta della città portuale siriana di Latakia. I rottami sono sparsi in un'area di 1,5 chilometri lungo la costa, alla profondità di circa 50-100 metri, rende noto l'agenzia Ria Novosti.

Il ministero della Difesa ha precisato che sull'aereo viaggiavano 84 passeggeri e otto membri dell'equipaggio. I contatti sono stati persi una ventina di minuti dopo il decollo dall'aeroporto Adler, quando il Tu-154 era in volo nello spazio aereo russo sul mar Nero. Nel tratto di mare teatro del disastro aereo affiorano i primi corpi. "Ne è stato avvistato uno a sei chilometri dalla costa di Sochi" ha detto il portavoce del Ministero, il generale Igor Konashenkov.

Al presidente russo Vladimir Putin ha espresso il suo cordoglio l'omologo siriano, Bashar al-Assad. Come pure la cancelliera tedesca Angela Merkel e il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Putin ha ordinato un'inchiesta per accertare le cause dell'accaduto. Alcune fonti indicano il guasto o l'errore umano, mentre il capo del commissione Difesa del Senato, Viktor Ozerov, esclude "totalmente la tesi dell'attentato. Il Tupolev apparteneva al ministero della Difesa russo ed è precipitato nello spazio aereo russo. Una simile tesi è impossibile".

Anche la commissione inquirente ritiene che sia prematuro parlare di un atto di terrorismo ma ritiene ora che anche questa teoria debba essere presa in considerazione. Il ministro dei Trasporti Maxim Sokolov aggiunge che non sono state ancora ritrovate le due scatole nere del trireattore i cui resti giacciono ad una profondità di 50/70 metri ad una distanza di appena 1,5 km dalla costa di Sochi.

"E' un'opzione - spiega al sito Lenta.Ru una fonte della sicurezza -, non può essere confermata o esclusa finché non avremo le informazioni dei registratori di volo, ma viene presa in considerazione". La stessa fonte sottolinea che sui voli militari le ispezioni sugli aerei e i controlli possono essere meno rigidi rispetto a quelli per i voli civili. Inoltre, il fatto che l'aereo fosse diretto in Siria e avesse a bordo il coro dell'Armata Rossa poteva renderlo un obiettivo per un'azione terroristica. Sui media russi si è parlato anche della possibilità di uno stormo di uccelli finiti in un reattore.

Quel che è certo è che al momento in cui l'aereo è sparito dai radar le condizioni meteo nella zona erano ottimali. Il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu coordina personalmente le ricerche e il presidente Putin è informato costantemente.Come detto, sul volo viaggiavano i 64 componenti dell'Aleksandrov Ensemble, compreso il direttore Valery Khalilov. Internazionalmente noto come Coro dell'Armata Rossa, doveva esibirsi in una serie di concerti per le truppe russe di stanza in Siria in occasione delle festività di fine anno. Il coro fu creato nel 1928 sotto la direzione di Aleksander Aleksandrov, il compositore dell'inno sovietico poi adottato anche dalla Russia.

Yelizaveta Glinka era invece nota anche all'estero per il lavoro della sua fondazione, Spravedlivaya Pomoshch (Solo aiutare), che includeva missioni nelle zone di guerra nell'est dell'Ucraina. Dalla fondazione hanno fatto sapere che "Doctor Liza" si trovava sull'aereo per accompagnare un carico di medicinali destinato a un ospedale siriano.