Cronache
Cappato verso l’archiviazione per il suicidio assistito Chiara Lalli si agita
Chiara Lalli? La sua presenza attiva e divisiva finirà per nuocere anche a Cappato
Cappato verso l’archiviazione per il suicidio assistito. Chiara Lalli si agita
Si è tenuta l’altro ieri l’udienza dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Firenze, per decidere sulla richiesta di archiviazione formulata dal procuratore, in relazione al procedimento a carico di Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese, indagati per il reato di “aiuto al suicidio” nei confronti di Massimiliano, 44enne di San Vincenzo, malato di sclerosi multipla. Dal punto di vista processuale il Gip ha dato 15 giorni al Pubblico ministero per il deposito delle contromemorie e poi deciderà. Ma Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha le idee chiare e in mancanza di consenso va comunque avanti a colpi di azioni eclatanti. Dal suo punto di vista fa bene perché cerca di proseguire l’azione politica con altri mezzi e così dice in conferenza stampa in Toscana:
"Noi andiamo verso un'azione di massa, con numeri che diventano sempre più grandi, non per volontà ideologica ma perché la realtà sociale del fine vita e dell'importanza di scegliere sulla propria vita diventa ogni giorno più importante. Se non saremo fermati noi andremo avanti, non è un problema di consenso o propaganda".
E poi ancora:
"Siamo partiti sei anni fa con dj Fabo, prima ci sono stati Welby ed Englaro, poi è successo quello che è successo. A quel punto le persone per cui sono intervenute sono diventate dieci, cinque hanno ottenuto legalmente il suicidio con la sentenza della Corte costituzionale, altre cinque sono state accompagnate in una clinica. Quattro i tribunali coinvolti, Firenze, Milano, Bologna e presto Roma per il caso di Sibilla. Ad oggi ci sono 35 persone potenzialmente associate per delinquere nell'associazione di cui sono il responsabile legale".
Quello che lascia perplessi in questa vicenda è la presenza di Chiara Lalli, una prezzemolina di questo tipo di iniziative. Femminista al peperoncino, sempre pronta a fare polemica, molto politicizzata, di professione fa la “bioeticista” (che poi, come vedremo, attacca quando le conviene) che dovrebbe essere un mestiere assai delicato che presuppone molta pazienza e soprattutto nessuno ideologia ingombrante alle spalle. Abortista implacabile è una attivista Lgbtq, favorevole alla omogenitorialità, autrice del libro Buoni genitori. Storie di mamme e papà gay. Sa muoversi bene negli ambienti progressisti ed ha una stranamente lunga biografia su Wikipedia, non commisurata alla sua notorietà sociale per gli addetti ai lavori, o quasi. Avvenire, il quotidiano della Cei, così parlava di lei in un articolo di Francesco D’Agostino:
“Dando notizia ai lettori di un duro articolo di Steven Pinker contro la bioetica, Chiara Lalli (nell’inserto culturale del "Corriere della Sera" del 6 settembre scorso) coglie l’occasione per attaccare la bioetica (che si sarebbe nel tempo trasformata in un «cane da guardia», il cui unico ruolo sembrerebbe essere quello di «vietare e condannare moralmente»), per vituperare i bioeticisti in generale (qualificati alla stregua degli appartenenti a una casta, anzi a un «sacerdozio laico, privo di una teoria coerente e razionale»), per stigmatizzare il Comitato nazionale per la bioetica («la caricatura di un parlamento, gravato da irrazionalità, paternalismo, giudizi intuitivi e moralistici») e infine per biasimare tutti coloro «che usano ogni possibile scusa per bloccare la ricerca». Basta così? No, non basta: al fondo di tutte queste critiche ce ne è una radicale e gravissima, quella di dogmatismo, di utilizzazione di «concetti insensati», di carenza di argomentazioni. Alle questioni cruciali della bioetica (e Lalli cita espressamente la procreazione assistita, le direttive anticipate di trattamento, la sperimentazione embrionale) i bioeticisti direbbero di no «anche prima di analizzarle”.
Insomma, per fare bioetica occorre essere –come scritto- persone moderate ed aperte all’ascolto, dialoganti, l’esatto contrario di quanto fa Chiara Lalli. La sua presenza attiva e divisiva finirà per nuocere anche a Cappato.