Cronache
Casamonica tutti gli affari dal Lazio al Molise: droga, ristoranti, spiagge
Ecco tutti gli affari dei Casamonica
Lazio, Abruzzo, Molise: tutti gli affari del clan Casamonica
Un mix di interessi legali e illegali, un rigido controllo del territorio, un'irresistibile tendenza all'ostentazione del proprio 'potere'. Il clan Casamonica, tornato alla ribalta per il raid punitivo in un bar della Romanina, si e' guadagnato un capitolo anche nell'ultima edizione del Rapporto "Le mafie nel Lazio", curato dall'Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalita' della Regione Lazio.
Le origini del clan dei Casamonica
Si tratta di "un gruppo di origine nomade", sinti stanziali originari dell'Abruzzo e del Molise, arrivati nella capitale soprattutto negli anni '70 con una solida tradizione di "cavallari" alle spalle: oggi si parla più o meno di un migliaio di persone, esponenti di "una galassia criminale complessa, composta dalle famiglie Casamonica, Di Silvio, Di Guglielmo, Di Rocco e Spada, Spinelli, tutte strettamente connesse fra loro sulla base di rapporti fra capostipiti, a loro volta sposati con appartenenti alle varie famiglie". Una delle caratteristiche dei Casamonica - spiegano i magistrati della Dna - è infatti che "quasi tutti i matrimoni avvengono all'interno del clan, determinando vincoli di parentela che accomunano, in linea materna o paterna, la quasi totalità dei nuclei familiari rendendo anche complessa l'identificazione dei singoli soggetti a cui vengono attribuiti nominativi sempre ricorrenti".
Dalle spiagge ai ristoranti: i business dei Casamonica
Queste famiglie operano per lo piu' nella periferia sud di Roma (Romanina, Tuscolano, Anagnina, Tor Bella Monaca) ma sono presenti anche nella zona della Borghesiana e in località dei Castelli Romani, Ciampino, Albano, Marino e Bracciano. Settori del clan sono attivi in molti settori commerciali ed economici (edilizia, immobiliare, gestione di ristorazione e stabilimenti balneari, investimento di capitale in società) ma risultano anche coinvolti nel traffico di stupefacenti, nell'estorsione e nell'usura, con tassi di interesse fino al 300%. "Storicamente - ricorda il Rapporto - il provvedimento che dispone le misure di prevenzione a carico di Enrico Nicoletti, meglio noto come il cassiere della Banda della Magliana, si rivela uno dei documenti fondamentali per comprendere la cifra criminale dei Casamonica e il loro potere di relazione con altri esponenti della criminalità romana". Nel '92 Nicoletti, infatti, fu condannato insieme con Enrico Casamonica per il delitto di estorsione nell'ambito di quella che i giudici definirono "un'attività da usurario e di estorsore svolta da Nicoletti assieme ad una banda di nomadi, i Casamonica".
I guai con la legge dei Casamonica
Fra processi, indagini e diverse sentenze i Casamonica sono sottoposti a un costante controllo degli investigatori, "soprattutto in quello che è il loro fortino, la Romanina. Ma non soltanto. Il gruppo è in affari con mafie tradizionali ma anche sodalizi autoctoni. Si va dagli storici rapporti con cosche della 'ndrangheta, agli affari condivisi con uomini della camorra, alla triangolazione di affari su ristoranti e attività commerciali della capitale", come documentato, tra l'altro, dall'indagine patrimoniale "All'ombra del Cupolone" e dall'operazione "Luna Nera". Un'eco mediatica clamorosa il 19 agosto 2015 l'ebbe il funerale del capostipite Vittorio Casamonica, celebrato al Tuscolano con la partecipazione di centinaia di persone, una carrozza trainata da cavalli, le note del "Padrino" come colonna sonora e petali di fiori lanciati da un elicottero. Un mese dopo la Polizia di Stato esegui' una misura cautelare contro Salvatore Casamonica accusato di tentata estorsione nei confronti del titolare di un pub. "L'appartenente al clan Casamonica - si leggeva nell'ordinanza cdi custodia - diceva che a causa del disturbo generato dagli avventori del pub che si fermavano sulla piazza non poteva piu' svolgere la sua attività (secondo la polizia giudiziaria, quella di spaccio di sostanza stupefacente) e quindi aveva una perdita economica causata dai frequenti controlli posti in essere dalle forze dell'ordine: 'Me dovete da 'sti sordi, 500 euro a settimana'". Numerosi, negli anni, i provvedimenti di sequestro e confisca di beni appartenenti a membri del clan.