Cronache

Caso Amara, Di Matteo e i verbali su Davigo: "Aggredì verbalmente Ardita e..."

Le verità dell'ex pm di Palermo sulla vicenda della procura di Roma nei verbali pubblicati da Il Fatto Quotidiano

Verbali di Amara, Di Matteo: "Davigo disse ad Ardita che o votava Prestipino o stava con Ferri & co"

Novità sui verbali di Amara, con la posizione di Nino Di Matteo che emerge nelle sue deposizioni, riportate in maniera dettagliata da il Fatto Quotidiano. In particolare quelle che riguardano Piercamillo Davigo, ex consigliere del Csm ed ex pm, indagato a Brescia per rivelazione di segreto in merito alla vicenda dei verbali di Amara consegnati dal pm di Milano, Paolo Storari.

Il Fatto riporta il racconto di Di Matteo, che riprendiamo qui in modo parziale, sul processo di scelta prima del voto per la procura di Roma. “Davigo iniziò chiedendoci che posizione intendevamo assumere in vista della votazione del 4 marzo e, quando sia io che Ardita (...) manifestammo un orientamento in favore di un candidato diverso da Prestipino, la riunione assunse toni particolarmente accesi”. Di Matteo la definisce “una vera e propria aggressione verbale” nei confronti di Ardita. “Alzò la voce in maniera molto decisa contro Ardita, orientato semmai a votare Creazzo. Non criticò il mio orientamento, avendo io una posizione di indipendente all’interno del gruppo (...). Ebbe una reazione furibonda e con un tono di voce alterato disse chiaramente ad Ardita, ripetendolo più volte, che se avesse votato per Creazzo ‘s areb be stato automaticamente fuori dal gruppo’ (...). Gli disse: ‘Se non voti per Prestipino vuol dire che stai con quelli dell’hotel Champagne’. 

Prosegue Di Matteo, come riportato da il Fatto: “Contestai a Davigo la sua pretesa di condizionare opinioni e voti degli altri appartenenti al gruppo”. Sempre il Fatto ricorda come "il giorno della votazione Pepe e Marra si schierarono con Davigo votando Prestipino. Io e Ardita facemmo una scelta diversa”. E il Fatto conclude: "Di Matteo ritiene importante questo episodio: pensa che forse Davigo conoscesse il contenuto dei verbali di Amara già a febbraio e quindi prima di qualsiasi inerzia nelle iscrizioni dei vertici della procura".

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