Cronache

Caso Mimmo Lucano. Cassazione rigetta Riesame. Il caso resta aperto e continua

Antonio Amorosi

Cassazione mette in discussione divieto di dimora per l’ex sindaco deciso dal Riesame che dovrà ripronunciarsi. A giorni si saprà se sarà rinviato a giudizio.

 

 

Sulla vicenda Mimmo Lucano la Cassazione fa tornare gli atti al Tribunale della Libertà (Riesame) che dovrà decidere di nuovo sull’obbligo di dimora del sindaco di Riace. 

Qualche ora fa sono state rese note le motivazioni con le quali lo scorso 26 febbraio i giudici di Roma hanno annullato il divieto di dimora dell’ex sindaco Mimmo Lucano, che nell’inchiesta giudiziaria su Riace era stato prima arrestato, poi scarcerato e infine sottoposto all’obbligo di dimora. La misura cautelare era stata decisa dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria lo scorso 16 ottobre nell’ambito dell’inchiesta “Xenia” in cui Lucano è coinvolto. L'udienza preliminare che stabilirà se l’ex primo cittadino (intanto è stato sospeso grazie all’applicazione della legge Severino) dovrà essere rinviato a giudizio è aggiornata al 4 aprile ma potrebbe anche slittare di qualche giorno. Il Ministero dell’Interno intanto si è già costituito parte civile nel processo (ci sono comunque una trentina di imputati).

 

L’indagine riguardava un‘ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, illeciti nell’affidamento diretto a due cooperative del servizio di raccolta dei rifiuti e una rete di potere che ruotava intorno ad un’associazione facente capo, secondo gli inquirenti, proprio a Lucano.

Per la Cassazione, che ha depositato le motivazioni il 2 aprile, mancano indizi di “comportamenti” fraudolenti che Mimmo Lucano avrebbe “materialmente posto in essere” per i servizi alle cooperative L’Aquilone e Ecoriace. La legge consente “l’affidamento diretto di appalti” in favore delle cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” a condizione che gli importi del servizio siano “inferiori alla soglia comunitaria”. Per questo il Riesame deve rivalutare il quadro per sostenere l’illiceità degli affidi. 

Secondo la Cassazione gli affidamenti dei lavori sono stati adottati con “collegialità” e con i “prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”. Ci sarebbero delle “lacune” nella “motivazione".

Ma la Procura inquirente e il Riesame non sono sembrate fino ad ora dello stesso avviso. In più sarebbe dirimente, per la posizione di Lucano, sia il fatto che le due cooperative non erano iscritte nell’apposito registro regionale sia il quadro di intercettazioni e indagine che coinvolgono direttamente l’ex sindaco sul fronte dell’associazione ritenuta a capo del sodalizio.

 

I giudici della Cassazione sostengono anche che il parere del Riesame è corretto per l'ipotesi di reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina contestato a Lucano, in cui si evidenzia “la gravità del panorama indiziario”. Ma gli elementi vi sarebbero solo per aver favorito la permanenza in Italia della sua compagna Lemlem Tesfahun (per la quale è stata revocata la misura dell'obbligo di firma). Ma bisogna considerare, spiegano i giudici, “la relazione affettiva” che intercorre tra i due e lo stato di incensurato di Lucano e che l’accusa sui “presunti matrimoni di comodo” che sarebbero stati “favoriti” dal sindaco, tra immigrati e concittadini, “poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare”. 

 

La palla ora torna al Riesame e ai giudici che in udienza preliminare dovranno stabilire se Mimmo Lucano dovrà essere rinviato a giudizio o meno. Quest’ultima si terrà il 4 aprile (cioè domani) ma potrebbe slittare di altri giorni. Intanto lo stesso Lucano ha dichiarato a Radio Capital: “Io mi difendo nel processo e non dal processo”, alludendo alla decisione del Parlamento sul caso Diciotti-Salvini. Lucano: “il mio è un caso politico”... “penso che questa storia sia diventata qualcosa che ha a che fare con la politica, con lo schierarsi da una parte o dall'altra. Io sono l'ultimo anello. La Cassazione ha detto che non dovevo subire le restrizioni cautelari per i reati che mi sono stati attribuiti. Sono stato sospeso da sindaco, è stata interrotta una decisione democratica”.

 

Di parere diametralmente opposto Procura e Guardia di Finanza calabresi per le quali la vicenda appare tutt’altro che politica, avendo supportato il castello accusatorio con 2 anni di intercettazioni e indagini. La storia continua.