Cronache

Cassazione: Giovanni Canzio nominato primo presidente

E' Giovanni Canzio il nuovo primo presidente della Cassazione. Lo ha eletto il plenum del Csm, presieduto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Canzio sara' quindi il successore di Giorgio Santacroce (che lascera' l'incarico dal 31 dicembre per andare in pensione) alla poltrona piu' alta della Suprema Corte.

Il plenum del Csm ha nominato Canzio a larga maggioranza: tre gli astenuti, i togati di Area Lucio Aschettino e Piergiorgio Morosini, e il laico, eletto in quota M5S, Alessio zaccaria. Nato nel 1945, Canzio ha conseguito la laurea nel 1966 presso la facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Napoli, entrando poi in magistratura nel 1970, prestando servizio prima al Tribunale di Vicenza, poi presso l'ufficio giudiziario di Rieti. Dal 1995 al 2009 ha lavorato in Cassazione dove ha svolto funzioni di consigliere ed e' stato anche componente delle sezioni unite penali. Ha diretto inoltre l'ufficio del Massimario della Suprema Corte. Nel 2009 ha lasciato il 'Palazzaccio', perche' nominato presidente della Corte d'appello de L'Aquila. Dal 28 settembre 2011 ad oggi e' stato presidente della Corte d'appello di Milano.

"La nomina di Canzio per appena un anno alla presidenza della Cassazione lascia priva di una guida per molti mesi un ufficio importante come e' la Corte d'appello di Milano - ha rilevato Aschettino, spiegando le ragioni della sua astensione - e' una scelta non coerente con quanto prevede la legge e non e' in linea neanche con il dettato del testo unico sulla dirigenza". Aschettino, presidente della quinta commissione, aveva sostenuto la candidatura di Franco Ippolito, che proprio ieri si e' ritirato dalla 'corsa' con una lettera inviata a palazzo dei Marescialli. Anche Morosini, nel suo intervento in plenum, ha affermato che avrebbe "votato per Ippolito: la proposta che arriva in plenum oggi non e' in sintonia con la legge. E non e' di immediata leggibilita'. Questi sono elementi in passato hanno fatto fioccare accuse, accuse che in futuro possono rappresentare un alibi per incursioni sulla magistratura".