Cronache
Iran: RSF, arresto Cecilia Sala avvenuto ‘senza alcuna ragione’. Calabresi: 'L'Italia non lascia mai soli i suoi cittadini nemmeno Cecilia'
Iran: Calabresi, 'finora non formalizzata alcuna accusa a Cecilia Sala, arresto incomprensibile e intollerabile'
Cecilia Sala, Reporter Senza Frontiere: arresto avvenuto ‘senza alcuna ragione’
L'organizzazione Reporter Senza Frontiere (RSF) ha denunciato come “arbitrario” l'arresto della giornalista italiana Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane. Il fermo è arrivato il 19 settembre "senza nessuna ragione". RSF ne ha chiesto l'immediato rilascio. In una dichiarazione, il direttore generale, Thibaut Bruttin, ha denunciato che l'arresto della giornalista è avvenuto nonostante Sala avesse un “visto valido”. Bruttin ha chiesto il “rilascio immediato” della 29enne corrispondente del quotidiano italiano Il Foglio, che ha un proprio podcast, Stories, prodotto dalla casa editrice Chora Media. RSF ha inoltre espresso preoccupazione per le condizioni di detenzione della giornalista nella “famigerata” prigione di Evin, che - come ha ricordato il direttore generale - il regime utilizza per reprimere “voci libere e critiche”. Il Ministero degli Esteri italiano ha dichiarato che il suo ambasciatore in Iran, Paola Amadei, ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione della giornalista.
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Iran: Calabresi, 'l'Italia non lascia mai soli i suoi cittadini nemmeno Cecilia'
"Dalla mattina di giovedì, da quando abbiamo perso le sue tracce, ci siamo uniti tutti con un unico obiettivo: portare Cecilia a casa al più presto". Lo afferma Mario Calabresi, direttore di Chora Media, in una intervista al Corriere della Sera sulla carcerazione di Cecilia Sala. "Questo era un viaggio a cui Cecilia teneva molto. Era tanto tempo che aveva chiesto il visto", continua Calabresi, "voleva rivedere le ragazze iraniane. Lei ha molte amiche lì. Il fatto che le avessero concesso un visto di otto giorni, tra l’altro con la possibilità anche di estenderlo, l’aveva molto tranquillizzata. Aveva condiviso con le autorità gli incontri e le interviste che avrebbe fatto. Aveva un fixer dato dall’ambasciata".
Era stata scrupolosa, spiega, "scrupolosa, seria, che studia. Erano già uscite tre puntate della serie Stories , il podcast che conduce per Chora, tre puntate in cui c’è tutta Cecilia: il racconto della vita, della società, delle persone, il ragionamento. Poi, giovedì, la nostra collega Francesca Milano mi ha chiamato e mi ha detto 'non è arrivata la registrazione di Sala'”. Da qui l'allarme. L'accusa? "Otto giorni dopo ancora non lo sappiamo. Siamo in assenza di un’accusa formalizzata e quindi, inizialmente, la speranza era che questa cosa si potesse risolvere in fretta, motivo per cui siamo rimasti una settimana in silenzio", prosegue Calabresi che non è la prima volta che si trova in situazioni d’angoscia, da direttore. "Negli anni ho visto diverse storie di questo tipo. Quando ero direttore de La Stampa , il mio giornalista Domenico Quirico è stato rapito in Siria. Una cosa buona dell’Italia è che non lascia mai soli i suoi cittadini. Altri Paesi hanno altre logiche. Io so che l’Italia non lascerà nemmeno Cecilia", conclude Calabresi.
Iran: Calabresi, 'finora non formalizzata alcuna accusa a Cecilia Sala, arresto incomprensibile e intollerabile'
"Non sappiamo" perché Cecilia Sala è stata arrestata in Iran. "E questo è la grande domanda. Fino ad oggi, e sono passati 9 giorni con oggi, non è stata formalizzata alcuna accusa, non si sa perché è nel carcere di Evin, non si sa perché è in isolamento. È incomprensibile ed è una cosa intollerabile per l'Italia che accada questo". Ad affermarlo è il direttore di Chora Media, Mario Calabresi intervistato a 'Il Cavallo e la torre' su Rai3 commentando l'arresto dalla giornalista di 'Il Foglio' e di 'Chora Media'. "Cecilia - racconta Calabresi - era li perché da tempo voleva tornare a Teheran. E' stata più volte in Iran e gran parte del suo libro 'L'incendio' è incentrato proprio sul movimento delle giovani iraniane che vogliono cambiare il paese e la cultura. E' da tempo che voleva tornare per raccontare cosa stava succedendo in Iran". All'inizio di dicembre, sottolinea Calabresi, "dopo avere fatto una richiesta molto tempo fa" finalmente "ha avuto una risposa positiva alla sua richiesta di visto. Un visto di otto giorni che, ho visto un carteggio, poteva avere una proroga. Così il 12 dicembre è partita per l'Iran. Ha iniziato a fare i suoi incontri. Era seguita da un fixer dell'Ambasciata. Aveva fatto le prime tre puntate di Stories", il Podcast di Chora Media.
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"Venerdì 20 - sottolinea ancora Calabresi - doveva tornare in Italia ma il giorno prima è scomparsa. Il telefono è diventato muto. Ci ha preoccupato molto perché Cecilia è una giornalista molto scrupolosa, puntuale, metodica, che lavora con molta cura delle cose e non ha mai ritardato l'invio del suo podcast oppure avvisava. Quel giorno il suo Podcast doveva arrivare verso le 14.30 ma non ha mandato nulla e non aveva fatto il check in dell'aereo e quindi era evidente che era successo qualcosa. E' stata avvisata l'unità di crisi della Farnesina. Non ha preso l'aereo e non è partita. Soltanto a metà giornata del giorno dopo ha potuta fare una telefonata a sua madre". Il Governo italiano, aggiunge, "è il soggetto che può fare" e "sin dal primo minuto la Farnesina, Palazzo Chigi sono stati molto presenti e molto attivi".