Cronache
Chi era Giada Zanola, la mamma gettata dal compagno dal cavalcavia in A4
La 34enne si era trasferita da poco a Vigonza, dove mercoledì 29 maggio è stata uccisa dal compagno. Ritratto
Dagli autocarri alla moda all'amore per i cani: chi era Giada Zanola, la mamma gettata dal compagno dal cavalcavia in A4
Non si è trattato di un incidente, tantomeno di un gesto volontario. Giada Zanola, la 33enne trovata morta a Vigonza, nel Padovano, ai piedi di un cavalcavia lungo l'autostrada A4, è stata uccisa dal compagno. L'ennesimo femminicidio, nel territorio dove meno di un anno fa è stata assassinata Giulia Cecchettin per mano, ancora una volta, di una persona di cui si fidava.
LEGGI ANCHE: Padova, donna precipita dal cavalcavia: non è suicidio, fermato il compagno
Secondo le indagini degli agenti della Polstrada di Padova e di Venezia e dalla Squadra mobile della Questura di Padova, infatti, a spingere Giada verso la morte sarebbe stato il compagno e padre di suo figlio, un bimbo di appena 4 anni, al culmine di una lite in strada. L’uomo di 39 anni, Andrea Favero, è stato posto in stato di fermo nelle scorse ore come indiziato di omicidio volontario e condotto in carcere. “Bresciana di nascita, veneta nel cuore” scriveva sui propri profili social, e in effetti Giada aveva abitato per lunghi anni a San Zeno Naviglio, prima di trasferirsi a Vigonza, nel Padovano. E proprio nel paese del Bresciano, la giovane donna era tornata pochi mesi fa per partecipare al funerale della madre Elena, stroncata da un brutto male alla fine di dicembre.
Giada aveva numerose passioni, come la moda le sfilate: lei stessa, come testimoniano i diversi scatti su Facebook, si divertiva come modella in sella a una motocicletta o ai piedi di un'auto sportiva. Amava anche gli autocarri da rimorchio, sui quali spesso si faceva fotografare e dei quali andava a veri e propri raduni. La 34enne nutriva poi un affetto smisurato per i cani, e aveva come migliore amico a quattro zampe un bellissimo esemplare di Alaskan malamutel, di nome Isaac.
Favero davanti agli agenti avrebbe iniziato a fare parziali ammissioni sull'accaduto, ricostruendo le ore precedenti alla morte di Giada nell’interrogatorio davanti al Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Padova: avrebbe parlato della sua preoccupazione di non poter più vedere il figlio avuto con la compagna, del suo stato di disagio per la relazione ormai in crisi. Una crisi fatta di liti violente, come testimonierebbero lividi o escoriazioni presenti non solo sul corpo della vittima, ma anche su Favero.