Cronache
Consip, Tiziano Renzi archiviato ma "inattendibile".Le accuse a Lotti-Scafarto

Finisce con una bolla di sapone, almeno per Tiziano Renzi, il chiacchieratissimo caso Consip. Ma il papà dell'ex premier è inattendibile secondo i pm
CONSIP, RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PER TIZIANO RENZI. MA LA SUA VERSIONE E' INATTENDIBILE
Non e' stato un soggetto attivo nelle intercettazioni telefoniche e neppure nella redazione dei cosiddetti 'pizzini', quei due biglietti con la "T." che gli investigatori trovarono in epoche differenti nell'ufficio dell'imprenditore Alfredo Romeo: Tiziano Renzi esce dall'inchiesta sul caso Consip portando a casa una richiesta di archiviazione per il reato di millantato credito, in concorso con l'imprenditore Carlo Russo, rispetto all'iniziale ipotesi di traffico di influenze illecite. Tuttavia, agli occhi della Procura di Roma, la ricostruzione dei fatti che il padre dell'ex premier ha esposto a suo tempo quando fu interrogato a piazzale Clodio (nella veste di indagato, e quindi con tutto il diritto di non dire la verita') e' stata ritenuta largamente inattendibile. Le carte delle indagini raccontano che e' stato il padre dell'ex premier a mettere in contatto Russo con l'allora ad di Consip Luigi Marroni, cosi' come e' vero che Tiziano ha incontrato l'imprenditore Alfredo Romeo (circostanza sempre negata dal primo) nel 2015 a Firenze, un periodo ritenuto temporalmente troppo lontano rispetto al cuore della vicenda. Ma e' anche vero che a parere dei magistrati non sono emersi elementi concreti che provassero una partecipazione e una condivisione di Renzi senior ai progetti coltivati da Russo: quest'ultimo, invece, per aver millantato credito con diversi pubblici ufficiali, rischia il processo dopo il deposito degli atti. Stando agli inquirenti Russo non avrebbe mai stretto accordi con nessuno dei soggetti con i quali diceva di avere rapporti.
CONSIP, RISCHIO PROCESSO PER LOTTI, DEL SETTE E SALTALAMACCHIA
A tirare in ballo l'ex ministro Lotti, Del Sette e Saltalamacchia è stato a suo tempo l'ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che nel dicembre del 2016 spiegò ai magistrati che erano stati loro a dirgli che era in corso un'indagine sulla società. Sulla base di quello 'spiffero', insomma, Marroni fece bonificare il suo ufficio dalle microspie messe dai carabinieri del Noe. L'indagine nel suo complesso è iniziata nel 2016, quando il pubblico ministero di Napoli Henry John Woodcock ha indagato sull'imprenditore Alfredo Romeo per una possibile corruzione di alcuni funzionari pubblici per ottenere appalti nel settore della sanità. Le verifiche degli inquirenti in breve si sono poi estese a Consip, la grande società che si occupa di fare acquisti per buona parte della pubblica amministrazione. Il padre di Matteo Renzi, Tiziano, venne accusato di aver fatto pressioni sui vertici di Consip per favorire un socio in affari. Ma secondo i controlli dei pm di Roma i carabinieri che hanno seguito le indagini per conto di Woodcock, avrebbero manipolato le prove in loro possesso per incastrare Matteo Renzi e suo papà. Il coinvolgimento nella fuga di notizie dell'ex ministro Lotti e del generale Saltalamacchia e' partito dalle dichiarazioni dell'ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che nel dicembre del 2016 ha riferito ai magistrati che erano stati loro a dirgli che era in corso un'indagine sulla Spa e che sarebbe stato meglio per lui adottare cautele nelle comunicazioni al cellulare. In particolare, secondo i pm di Roma, Lotti il 3 agosto del 2016 avrebbe rivelato a "Marroni, l'esistenza di una indagine penale che riguardava organi apicali passati e presenti di quella societa' e in particolare una attivita' di intercettazione telefonica su una utenza in suo uso". Anche il Saltalamacchia, nell'estate del 2016, avrebbe invitato Marroni alla cautela nelle comunicazioni a mezzo telefono. Il generale Tullio Del Sette, sempre nell'estate di due anni fa, avrebbe rivelato all'allora presidente Consip, Luigi Ferrara, che c'era una indagine in corso sull'imprenditore Alfredo Romeo e lo avrebbe invitato ad essere cauto nelle comunicazioni. Secondo la ricostruzione dell'accusa, anche Filippo Vannoni avrebbe rivelato in piu' occasioni a Marroni che c'era "una indagine della magistratura" fino a quel momento riservata. Per quanto riguarda l'amico di famiglia Renzi, l'uomo d'affari Carlo Russo, "millantando credito presso l'allora direttore generale del patrimonio Inps, Daniela Becchini, l'allora ad di Grandi Stazioni, Silvio Gizzi, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni Monica Chitto' e dello stesso ex ad di Consip Luigi Marroni, "si faceva promettere da Alfredo Romeo 100 mila euro come prezzo della propria mediazione". Nei confronti di Marroni, in particolare, "la mediazione, realizzata nella prospettazione di Russo, anche per il tramite di Tiziano Renzi, doveva consistere nell'ottenere stabili vantaggi nell'aggiudicazione a favore della Romeo Gestioni delle procedure di evidenza pubblica indetta dalla Consip; a tal fine Romeo prometteva ulteriori utilita' nella misura di 5mila euro ogni due mesi per lo stesso Russo e 30mila euro al mese asseritamente destinati a Renzi". Nei confronti di Lotti e di Saltalamacchia i pm invece hanno chiesto l'archiviazione per il reato di rivelazione del segreto d'ufficio. I magistrati di piazzale Clodio ritengono che l'ex ad di Consip Luigi Marroni sia di questa vicenda un testimone attendibile e coerente. E' stato sentito piu' volte, persino messo a confronto con l'ex ministro dello Sport, ma i suoi racconti, a parere di chi indaga, non hanno mai mostrato incongruenze o contraddizioni.