Cronache
Coronavirus, dimenticati i malati non Covid. Senza cure 35 mln di italiani
Il 52% della popolazione ha combattuto per ritardi e cancellazioni del servizio Sanitario bloccato dal virus. Saltati 600 mila interventi chirurgici. La ricerca
In un anno di pandemia, 35 milioni di italiani hanno avuto problemi a utilizzare servizi e prestazioni sanitarie per patologie non-Covid. E' quanto emerge dalla ricerca "Gli italiani e il Covid-19. Impatto socio-sanitario, comportamenti e atteggiamenti della popolazione Italiana", realizzato da Fondazione Italia in Salute e da Sociometrica.
Secondo l'indagine, oltre la metà degli italiani, esattamente il 52%, durante quest’ultimo anno ha dovuto fronteggiare ritardi, spostamenti e/o cancellazioni da parte del servizio sanitario. Le cancellazioni e rinunce hanno coinvolto circa 10 milioni di persone. Di queste circa 400mila hanno rinunciato (o visto cancellare) interventi di ricovero; 600mila non hanno potuto fare interventi chirurgici e circa 1 milione di persone non hanno avuto le prestazioni di day hospital. D'altra parte, Guido Bertolaso disse che gli ospedali dai ricoveri di malati di Covid prendono 2 mila euro al giorno, mentre dai malati non Covid 200 a ricovero.
La percentuale, che di per sé è altissima, in quanto coinvolge la metà della popolazione, "diventa ancora più pesante – se possibile – per alcune fasce di età dei pazienti e per alcune aree del Paese. Infatti, se guardiamo all’età degli intervistati, scopriamo che il massimo dei disagi nell’utilizzo dei servizi sanitari si registra nella fascia tra i 46 e i 55 anni e tendenzialmente nelle fasce più alte dell’età", si legge nel rapporto.Il servizio a cui hanno dovuto rinunciare maggiormente sono le visite specialistiche, cancellate o a cui hanno dovuto rinunciare circa 7 milioni di italiani. Da segnalare che la cancellazione o rinuncia delle visite specialistiche ha riguardato in specifico l’83,9% degli over 65 anni.
Con la ricerca, “scopriamo un’Italia in grande sofferenza", afferma il direttore di Sociometrica, Antonio Preiti. "Questo non solo sul piano economico e sociale, ma sul piano molecolare, delle singole persone, che non salva nessuno e nessun aspetto della vita com’eravamo abituati a viverla. Avere cognizione dell’ampiezza e della profondità del ‘male oscuro’ innescato dal Covid è fondamentale, se vogliamo uscirne senza traumi sociali permanenti”.
Gli fa eco Federico Gelli, presidente di Fondazione Italia in Salute: "Ci siamo chiesti quale impatto abbia sui malati non-Covid, quali conseguenze ci siano sugli stili di vita che si possano trasformare in comportamenti dannosi e portare anche a nuove patologie. Siamo convinti che dalla ricerca e dalle consapevolezze che ne derivano, possa arrivare un contributo importante per il conseguimento dell’obiettivo comune: uscire dalla pandemia al meglio e al più presto".