Cyberspionaggio, i pm chiedono 9 e 7 anni di carcere per i fratelli Occhionero
La Procura di Roma ha chiesto oggi nove anni di reclusione per Giulio Occhionero e 7 anni per la sorella Francesca Maria
La Procura di Roma ha chiesto oggi nove anni di reclusione per Giulio Occhionero e 7 anni per la sorella Francesca Maria, accusati di aver 'spiato' per anni migliaia di computer appartenenti a società, partiti e istituzioni. I reati contestati dal pm Eugenio Albamonte sono accesso abusivo a sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazione informatica. L'ingegnere Occhionero, secondo l'accusa, avrebbe in sostanza creato una rete 'botnet' che sfruttando un virus che entrava nei computer da colpire attraverso un messaggio email, gli permetteva di accedere e carpire informazioni da pc infettati, tra cui dati, password e messaggi.
Oltre 18mila i computer 'colpiti' da Occhionero: fra questi, di 1935 pc l'ingegnere aveva anche le relative password, e quindi ne aveva il pieno controllo, ha detto il pm in aula. Per l'accusa, all'ingegnere nucleare Giulio Occhionero spetta la "responsabilità di avere concepito, pianificato e alimentato dal 2001 un sistema per l'acquisizione" di un numero enorme di dati. Tra i bersagli, c'erano i computer di grandi aziende e quelli di istituzioni politiche ed economiche fra cui Camera, Senato, ministeri di Esteri e di Giustizia, Partito Democratico, Enav, Finmeccanica e Bankitalia. I dati carpiti finivano poi in alcuni server in Usa gestiti da Occhionero in cui gli inquirenti hanno trovato oltre 3 milioni di email intercettate. Il Tribunale, all'inizio dell'udienza di oggi, ha respinto la richiesta della difesa di chiedere un rinvio dell'udienza in attesa dell'indagine in corso a Perugia contro il pm Albamonte, al quale però il procuratore capo Giuseppe Pignatone ha nuovamente confermato l'incarico respingendo una nuova richiesta di astensione fatta dalla difesa.