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Cronache
Dj Fabo, adesso subito la legge sul trattamento di fine vita

Di Ernesto Vergani

Chissà se si arriverà anche in Italia alla situazione dell’Olanda dove sono consentiti sia eutanasia che suicidio assistito e dove nel 2013 sono state registrate 4.829 morti provocate, il 3,3% della mortalità totale. In Italia la Costituzione prevede che nessuno può essere obbligato ad alcun trattamento sanitario contro la propria volontà, ma non ci sono leggi che regolano il testamento biologico e l’eutanasia.

La morte di Dj Fabo, 39 anni, tetraplegico e cieco dal giugno del 2014, andato a morire in una clinica svizzera (“Via dall’inferno e non grazie allo Stato”) - accompagnato da Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione “Luca Coscioni” - pone la immediata necessità di una legge sul trattamento di fine vita, che riconosca al paziente la possibilità di rifiutare la cura e al contempo protegga il medico da eventuali accuse di omicidio del consenziente o di aiuto al suicidio.

Con pragmatismo, senza pregiudizi. Ha scritto Pierluigi Battista: “Bisognerebbe capire che la legge è solo un male necessario, perché nessuna legge può comprendere le infinite sfumature di scelte dolorose. Nessuna legge può sostituire lo sguardo di intesa tra i medici e chi è disperato per un proprio caro immerso nella sofferenza e senza la possibilità di esprimersi”.

Lo Stato ha anche una funzione etica, ma solo chi attraversa la sofferenza estrema sa che cosa è giusto. Così ha scritto Brittany Maynard, una giovane californiana (29 anni) con un tumore al cervello, che ha scelto il suicidio assistito: “Addio a tutti i miei cari amici e alla mia famiglia che amo. Oggi è il giorno che ho scelto per morire con dignità, di fronte a questo terribile cancro al cervello che si è preso tanto di me. Il mondo è un posto bellissimo”.

 

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