Cronache

E’ morto Raimondo Orsini, il principe che amò l'imperatrice Soraya di Persia

ANDREA CIANFERONI

Si è spento nella capitale all’età di 89 anni l’aristocratico romano che negli anni 60, all’epoca della Dolce Vita, aveva avuto un flirt con Soraya di Persia

Non amava parlare della vita privata, tantomeno della storia sentimentale che lo aveva reso celebre agli inizi degli anni Sessanta. Innumerevoli sono state le copertine di settimanali popolari italiani ed europei dedicate alla love story blasonata tra il principe romano Raimondo Orsini d’Aragona e l’ex imperatrice di Persia Soraya, che gli appassionati di cronache rosa posso recuperare ancora oggi nei mercatini vintage di tutta Italia. Quell’incauto giornalista, o semplicemente curioso, che a decenni di distanza provava ad estorcere al principe romano dei ricordi sulla sua relazione con Soraya, riceveva un secco diniego. Probabilmente l’aristocratico era geloso di quella storia d’amore che non era riuscito a vivere serenamente, anche per colpa dell’invadenza dei paparazzi che, negli anni della Dolce Vita romana, rendevano quasi impossibile la vita a qualsiasi celebrità di passaggio dalla capitale. Erano gli anni in cui le scazzottate nei caffè di via Veneto tra attori hollywodiani e fotografi erano all’ordine del giorno. Roma era la capitale del cinema mondiale e Soraya, che era arrivata in Italia poco dopo essere stata ripudiata dallo Scià Reza Pahlavi perché non in grado di dargli un erede, sperava di intraprendere una carriera cinematografica che, purtroppo, non decollò mai. L’interesse mediatico per quella che era stata, anche solo per pochi anni, la consorte di uno degli uomini più ricchi ed influenti del mondo, era tale che qualsiasi uomo la frequentasse, ne uscisse frastornato. Ma sicuramente il principe Raimondo Orsini d’Aragona, morto martedì 24 marzo nella sua casa romana di via Emilia all’età di 89 anni (era nato a Roma il 18 novembre 1931), a pochi metri da via Veneto, non era alla ricerca della notorietà che gli poteva dare la vicinanza di una ex imperatrice. I suoi natali erano molto più blasonati della famiglia imperiale persiana. E anche i suoi averi gli consentivano una vita più che agiata. Gli Orsini vantano nel loro albero genealogico  ben due papi,  Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini), Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini), una trentina di cardinali, svariati condottieri e uomini politici. Clarice Orsini, che fu moglie di Lorenzo Il Magnifico, era la madre di papa Leone X. Questo stretto legame con il papato, porterà la famiglia Orsini ad ottenere, insieme alla famiglia Colonna, il titolo di “principe assistente al soglio pontificio”, privilegio di presenziare alle cerimonie papali al lato destro del trono pontificio, la più alta carica laica ereditaria della corte pontificia. Carica che gli Orsini ebbero fino al 1958, anno in cui Filippo Napoleone Orsini fu sollevato da Pio XII a causa della impensabile - per la cattolicissima Italia dell’epoca - storia d’amore extraconiugale con l’attrice americana Belinda Lee. Dal matrimonio - legittimo - di Filippo Napoleone Orsini con la nobildonna Francesca Romana Bonacossi Da Zara nacquero due figli maschi: Domenico Napoleone e Benedetto. Il primogenito Domenico Napoleone, che vive a palazzo Orsini a Monte Savello, dall’unione con Martine Bernheim, figlia del banchiere francese Antoine Bernheim, ha avuto due figlie femmine, Leontia e Kajetana. Il cugino Raimondo, molti anni dopo la storia con Soraya, si sposa invece quasi cinquantenne, nel 1977, con una principessa georgiana, Kethevane Bagrationi Moukhrani, discendente dalla famiglia che ha regnato in quel Paese, da cui ha avuto quattro figli: Lelio, Luisa, Dorothea e Georgiana Maria, deceduta poco più che ventenne nel 2005. Nonostante le dispute che si sono succedute nel corso degli anni sul ruolo di capo della casata tra i due rami della famiglia, al momento l’unico erede maschio degli Orsini, dopo il cugino Domenico Napoleone, è Lelio, figlio trentottenne di Raimondo, che si divide tra l’Italia e la Georgia, dove si reca spesso per portare aiuti umanitari. Con la morte del principe Raimondo Orsini, scompare una certa idea di Roma aristocratica e papalina, legata ad un passato glorioso e cavalleresco, una Roma che il principe conosceva benissimo, cosi come conosceva molto bene la genealogia dei reali di mezza Europa. Si narra ancora oggi, nei salotti della capitale, che il principe, da piccolo, insieme alla nonna, invece di giocare con i bambini della sua età, si divertisse a ricostruire il grande albero genealogico della famiglia Orsini con tutte le sue illustri parentele. Una passione, quella per l’araldica, che condivideva con l’amico genealogista Domenico Savini, nel corso di lunghe ed appassionate disquisizioni sotto le nobili tende del Bagno Rosina di Forte dei Marmi, buen retiro estivo anche di Elettra Marconi e del figlio Guglielmo Giovanelli Marconi, del Principe Ludovico Rospigliosi e del marchese Giuseppe Ferrajoli, che spesso ha ospitato nei saloni nell’omonimo palazzo di piazza Colonna la festa nazionale dell’ambasciata della Georgia presso la Santa Sede, di cui la principessa Kethevane è stata per molti anni rappresentante diplomatica in Italia. La scomparsa del principe Raimondo Orsini avviene, purtroppo, in un tragico momento non solo per l’Italia, ma per il mondo intero, a causa dell’epidemia del Coronavirus. Le disposizioni del Dpcm vietano infatti tutte le cerimonie civili e religiose, comprese i funerali.