Cronache

Elezioni Roma, il testamento politico anti-Raggi di Stefàno: "Non mi candido"

Voleva un accordo con il Pd al primo turno e non la Raggi. Stefàno scende qui, e bombarda

Il M5S Enrico Stefàno annuncia: non si candiderà alle prossime elezioni comunali a Roma. Scelta spiegata con un lungo post sul suo blog, in quello che appare un testamento politico anti-Raggi.

"Come avevo già preannunciato, non sarò della partita per le prossime elezioni amministrative a Roma. Non mi ricandido", scrive Stefàno. "Avevo proposto, insieme ad altri autorevoli e preparati colleghi, una linea, un percorso, diverso da quello che è stato preso lo scorso fine settimana. Spiace che la nostra proposta non è stata bocciata, ma semplicemente rimasta inascoltata".

Con Alessandra Agnello, Marco Terranova, Donatella Iorio, Angelo Sturni, Stefàno faceva parte del gruppo grillino "ribelle" in Campidoglio, che avrebbe voluto un accordo col centrosinistra al primo turno. Non volevano "scelte calate dall'alto", ma Virginia Raggi ha deciso da sola, e poi imposto al suo partito e agli alleati del Pd la sua seconda corsa, essendo di fatto la prima pentastellata ad aver gettato al macero la regola dei due mandati: ciò che in fondo nel M5S sta a cuore a troppi perché l'attuale sindaco della Capitale non trovasse appoggi anche nelle alte sfere, chiamiamole così (Di Maio). Ciò che a Stefàno fa dire: "Un peccato per la democrazia e per un Movimento che ha sempre fatto della partecipazione e 'dell’uno conta uno' un cavallo di battaglia. Che ha preferito prendere la strada più facile e scontata. Me ne farò comunque una ragione e coerentemente mi faccio da parte". Non prima di lanciare qualche missile a Virginia. "Per carità, forse Virginia Raggi è il candidato ideale per il Movimento a Roma", continua. "Mi sarebbe però piaciuto arrivare a questa conclusione attraverso un confronto prima all’interno del Consiglio e della Giunta, poi all’interno del Movimento. E infine con un sano confronto con la città. Perché si abbiamo raggiunto risultati, ma abbiamo anche commesso tantissimi errori. Vorrei capire cosa faremo e cosa è cambiato affinché non si ripetano. Meritava almeno una riflessione il fatto che, penso per la prima volta nella storia, un Sindaco ha perso 5 Municipi, formalmente 5 consiglieri, ma in realtà molti di più, cambiato assessori non si sa quante volte. Io almeno due domande me le sarei poste. Meritava almeno una riflessione l’occasione mancata del Recovery Fund o i rilievi della Corte dei Conti, solo per citare la cronaca recente".

Al contrario, secondo Stefàno "comandano i post su Facebook, i like dei fan, le conferenze stampa e gli annunci prima dei passaggi nelle sedi istituzionali. Si continua con (devo dire da tutte le parti chi più chi meno) la denigrazione dell’avversario, la colpa a quello di prima, l’offesa verso dove si abita o dove si risiede o le professioni che si sono svolte. Per questo mi sarebbe piaciuto avviare un dialogo, un confronto, con le altre forze politiche (che badate bene non significa un accordo o un apparentamento a tutti i costi) mettendo al centro il futuro della città di Roma". E ancora l'ultima bordata: "Ma questo purtroppo non è stato possibile. Perché se ti vuoi confrontare con gli altri, prima devi capire chi sei. E ahimè ad oggi il Movimento ho paura non lo sappia. E anzi, si fa esattamente il contrario: vade retro accordi al primo turno, dove si potrebbe parlare di città e di proposte, e apertura invece ad un accordo al secondo turno, dove inevitabilmente si 'gioca' al ribasso e ci si mette d’accordo al più su qualche poltroncina". Stefàno il "romantico" scende qui, non gradendo l'ultimo (per ora) capitolo della travagliata e veloce storia del M5S.

Sembrano passati secoli, e invece sono solo otto anni: era il 2013 e il partito grillino faceva il suo (più o meno) trionfale ingresso in Campidoglio, portando aria di rivoluzione contro la casta, il malgoverno, i vecchi partiti. Con dei "ragazzi meravigliosi" (Beppe Grillo dixit) pronti a ironizzare sui tombini romani occlusi di Ignazio "SottoMarino" che loro (non) avrebbero disintasato anni dopo, quando sarebbe toccato a loro pensarci. Pronti a portare le arance in carcere a Marino medesimo, indagato e poi assolto, perché all'epoca la regola grillina era che con un'informazione di garanzia ci si dovesse dimettere, prima che diversi di loro finissero indagati non dimettendosi mai, ma aspettando l'assoluzione ben agganciati alla poltrona, come è accaduto alla stessa Raggi. I consiglieri erano quattro, e si chiamavano appunto Raggi, Stefàno, e poi Marcello De Vito e Daniele Frongia. Lo loro strade si sono divise, fatto salvo Frongia che bene o male è rimasto a casa. Come si cambia per non morire. E per non smettere di mangiare il tonno. Chi non apprezza, si fa da parte. "Onestamente non so cosa farò in futuro", conclude mesto Stefàno, "sicuramente non abbandonerò il tema della mobilità, a me caro, dove ritengo di aver dato un contributo importante in questi anni e maturato una esperienza, che ovviamente metterò a disposizione e cercherò di raccogliere, se riesco, nelle prossime settimane in un libro che sto già impostando".