Cronache
Epatite acuta sconosciuta, grave bimbo di 4 anni: rischia trapianto di fegato

Grave un bimbo di 4 anni di Prato per sospetta epatite acuta sconosciuta: ricoverato all'Ospedale Bambino Gesù
Grave bimbo di 4 anni per sospetta epatite acuta sconosciuta
Un caso di sospetta epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta, una patologia molto aggressiva che colpisce i bambini sotto i dieci anni, e per la quale si sono verificati diversi casi in Europa, si sarebbe verificata nelle scorse ore a Prato.
A confermare la circostanza è l'Asl Toscana Centro. Il paziente ha circa quattro anni ed è stato portato in ospedale nel pomeriggio di giovedì, ed è ora ricoverato all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Non sarebbe esclusa la possibilità di ricorrere a un intervento di trapianto di fegato.
Epatite acuta nei bambini, i casi nel mondo
Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna segnalano nuovi casi di epatite acuta di origine sconosciuta nei bambini di età inferiore ai 10 anni. L’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha segnalato casi anche in Inghilterra e in Alabama, negli Stati Uniti. La causa dell’epatite resta tutt’ora ignota. Le indagini sono ancora in corso. Le prime segnalazioni sono arrivate dalla Scozia il 5 aprile. Il 12 aprile sono giunte nuove segnalazioni: 61 bambini di età compresa tra i 2 e 5 anni in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.
Epatite pediatrica, i primi casi anche in Italia
Cresce l’allerta anche in Italia: sono stati segnalati quattro casi sospetti di epatite acuta in bambini con meno di 10 anni. Per adesso si può parlare solo di sospetto, data la difficoltà nel definire l’agente patogeno che le determina. Ne parla stamattina su Repubblica Giuseppe Indolfi, epatologo del Meyer di Firenze e consulente per l’Oms delle epatiti virali: “dobbiamo confrontare il numero di casi degli ultimi quattro mesi con quelli degli anni precedenti, per capire, visto che non conosciamo le cause di questa malattia ma sappiamo solo che è diversa da quelle conosciute, se l'incidenza è maggiore”. Per Indolfi, se i casi gravi fossero tanti, si tratterebbe di “un bel problema”.