Cronache

Scintille Maria Falcone-Salvatore Borsellino: la commemorazione finisce in lite

Di Redazione Cronache

Salvatore Borsellino e Maria Falcone hanno idee diverse su come si fanno le commemorazioni. I familiari di un agente di scorta, invece, chiedono aiuto e verità

La lite tra Salvatore Borsellino e Maria Falcone (i fratelli dei giudici uccisi dalla mafia) nel giorno della memoria della strage di via D'Amelio

Trentadue anni fa moriva Paolo Borsellino, ucciso in via D'Amelio a Palermo dalla mafia. Oggi, proprio nella sua città, è stata celebrata la sua memoria in una parata silenziosa e commuovente. Molto diversa rispetto alla commemorazione del 23 maggio, ovvero la strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone. Questo, almeno, è quello che pensa Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso. Secondo lui quella non è memoria, ma una passerella. Questa frase ha scatenato l'ira di Maria Falcone, sorella, invece, di Falcone, tanto che al sito Diecimedia ha detto: "Non ti curar di lor, ma guarda e passa. Tutti in Italia mi conoscono, sanno quello che ho fatto. Ho portato a Palermo migliaia di giovani che il 23 maggio hanno avuto la possibilità di dialogare con le istituzioni. Se per il fratello di Paolo Borsellino il miglior modo di fare antimafia è contestare Maria Falcone continui a farlo. Il miglior modo per rispondergli, invece, è ignorarlo". 

La parata in memoria di Paolo Borsellino oggi a Palermo 

La commemorazione della strage di via D'Amelio è iniziata nello stesso momento di 32 anni fa: alle ore 16:58. Cala il silenzio nella strada presidiata dalle Agende rosse, per impedire passerelle e parate politiche e di retorica. Un silenzio che reclama parole di verità. Il ricordo commosso e poi un applauso sincero e partecipato va alle vittime di quel 19 luglio di 32 anni fa, quando un'autobomba dilaniò le vite di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta Emanuela Loi, 24 anni, la prima donna poliziotto in una squadra di agenti addetta alle scorte, Agostino Catalano, 42 anni, Vincenzo Li Muli, 22 anni, Walter Eddie Cosina, 31 anni, e Claudio Traina, 27 anni. Una voce ha scandito i loro nomi, tra applausi e i cori, uno su tutti: "Fuori la mafia dallo Stato". Poi le note del silenzio suonate con la tromba. Sul palco Salvatore Borsellino, con la sua maglietta rossa, e alcuni parenti vittime delle stragi. Davanti a loro numerosi cittadini, molti dei quali tenevano in alto le agende rosse. Infine, l'Inno d'Italia, con un Tricolore fatto sventolare dal palco.

Le parole del fratello Salvatore Borsellino e l'appello al Presidente Mattarella

"Giudice Paolo dagli occhi di miele e mestizia, noi ti faremo giustizia!". É stato questo l'urlo di Salvatore Borsellino in uno dei momenti più toccanti del ricordo delle vittime della strage del 19 luglio 1992. É un passaggio della poesia "Giudice Paolo" di Marilena Monti, letta con trasporto e commozione dal fratello di una delle vittime. I familiari di Agostino Catalano, invece, agente della scorta di Paolo Borsellino, morto nella strage di 32 anni fa, hanno lanciato un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Lanciamo un appello al presidente Sergio Mattarella, familiare di una vittima di mafia: vogliamo la verità. Ti imploriamo, aiutaci: cerchiamo di aprire i fascicoli, di sollecitare quelli che potrebbero dire ancora qualcosa per raggiungere la verità, quelli che si passavano la borsa di Borsellino. Interroghiamoli davvero. Vogliamo giustizia, giustizia, giustizia. La vogliono tutte le famiglie delle vittime". Sono queste le parole di di Pina, Salvatore e Tommaso Catalano.