Cronache

Gilet arancioni, parla il leader: "Agricoltura più importante di Ilva e Fiat"

Lorenzo Lamperti

INTERVISTA/ Il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, leader dei gilet arancioni, spiega i motivi della protesta e le richieste degli agricoltori

"Siamo un movimento spontaneo, nato senza soldi tramite i nuovi moderni mezzi di comunicazione. Eravamo a manifestare insieme imprenditori e operai. Una cosa meravigliosa". Il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, storico imprenditore della zona di Andria nonché leader e portavoce dei gilet arancioni, spiega i motivi della protesta e le richieste degli agricoltori in un'intervista ad Affaritaliani.it.

Com'è nata la protesta dei gilet arancioni?

E' stata una manifestazione spontanea, senza colori, senza partiti. C'erano solo gilet arancioni e bandiere italiane. Il movimento è nato da noi agricoltori perché siamo stanchi delle promesse. Siamo persone pazienti, serene e tranquille. Ma dopo mesi, anni, di promesse non mantenute ci siamo stancati. Anche perché molto spesso è stato fatto esattamente il contrario di quanto ci era stato garantito. 

MERCOLEDI' CENTINAIO INCONTRA GILET ARANCIONI, AGRINSIEME E SINDACATI

Mercoledì, al Mipaaft, dopo lincontro che si terrà alle 11 con gilet arancioni, Agrinsieme (Confagricoltura, Cia, Alleanza delle cooperative), Uila, Fai Cisl, Flai Cgil, Ugl, il ministro Gian Marco Centinaio terrà una conferenza stampa nel Salone dellAgricoltura. Lo rende noto il ministero delle Politiche agricole.

Quali sono i motivi alla base della protesta?

Ci era stata promessa la declaratoria dello stato di calamità per le gelate di febbraio e marzo 2018. Peccato che questa declaratoria non si sia mai vista, nemmeno nella manovra. Ora è saltato il tappo. Ci sono 90 mila ettari di terreno in cui non si è raccolta un'oliva, un milione di giornate lavorative perse, oltre mille frantoi fermi, 800 milioni andati in fumo. Non possiamo più aspettare.

Quali sono le richieste dei gilet arancioni?

Innanzitutto la questione legata alla gelata di febbraio e marzo 2018 con la declaratoria dello stato di calamità. Poi c'è quello che definirei lo "tsunami Xylella", che si è mangiato mezza Puglia mentre ambientalisti e la politica hanno impedito di risolvere il problema. Il diffondersi della Xylella pretendeva decisioni rapide, c'era anche un piano approvato dall'Unione europea. Bisognava utilizzare circoscrivere il problema utilizzando anche strumenti chimici. Si è deciso di non fare nulla e gli agricoltori sono stati condannati alla desertificazione dell'intera zona. Terzo aspetto, quello dei fondi europei. Ci sono fondi dati alla Regione Puglia che sono rimasti bloccati e inutilizzati. Nel tempo si sono susseguiti riunioni e incontri, ma siamo stati presi in giro. Quei fondi potevano voler dire lavoro e investimenti,  ma finora sono rimasti inutilizzati e temiamo possano tornare indietro. Infine, c'è la questione Pac (politica agricola comunitaria): con la Brexit la nostra agricoltura rischia di veder andare in fumo 4 miliardi di euro. Un danno enorme del quale pagherebbe le conseguenze soprattutto l'agricoltura del mezzogiorno e non le agricolture continentali.

La politica ha dato segnali di apertura?

Siamo stati ricevuti dal governatore Emiliano che ha preso in carico i 4 punti. Domani incontriamo il ministro Centinaio. La politica deve rendersi conto della grandezza del problema. In Puglia l'agricoltura dà lavoro a 90 mila operai. Per dare una proporzione, sempre in Puglia la Fiat occupa 18 mila persone e la tanto dibattuta Ilva solo 7 mila. Insomma, Regione Puglia e governo devono rendersi conto che l'agricoltura conta qualcosa. Finora la politica non ha ascoltato cittadini e categorie in grado di spiegare i problemi del territorio. I politici sono rimasti nei loro palazzi in caldo mentre i nostri lavoratori soffrivano al freddo. Con molto ritardo pare che ora si siano accorti dei nostri problemi perché hanno visto quanti siamo e si sono probabilmente intimoriti. 

Vi ispirate ai gilet gialli francesi?

No, i gilet arancioni sono solo pacifici mentre i gilet gialli hanno dato origine a delle violenze che noi non accetteremmo mai.

Quali sono i prossimi step?

Se non otteniamo fatti concreti e carte scritte la nostra protesta continuerà e si farà ancora più imponente. Se la politica non fa qualcosa di concreto torneremo a occupare le strade, in Puglia e anche a Roma. I trattori sono pronti a essere rimesso in moto.

@LorenzoLamperti