Libia, Renzi: "Guerra? Non ora". Craxi: "Ci sono già uomini armati"
Dopo l'uccisione di due dei quattro ostaggi in Libia, il premier Matteo Renzi rallenta sull'ipotesi di intervento miliare italiano in Libia. Ma secondo Bobo Craxi, responsabile Esteri del Psi, la guerra in Libia è già cominciata. E scrive su Twitter: "Italiani in armi sono sul suolo libico. Qualcuno è informato. La maggioranza dei concittadini no".
Per stabilizzare la Libia "l'Italia potra' fornire fino a circa cinquemila uomini per l'intervento militare in Libia. Occorre rendere Tripoli un posto sicuro e far in modo che l'Isis non sia piu' libero di colpire". Lo dice l'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma John R. Phillips intervistato dal 'Corriere della Sera' il giorno dopo la notizia della tragica morte di Fausto Piano e Salvatore Failla, due dei quattro tecnici della Bonatti sequestrati a luglio nel Paese nordafricano.
"Questi tipi di tragedie - osserva l'ambasciatore - con criminali e terroristi che rapiscono persone per riscatti e le usano come scudi umani, sottolineano l'esigenza di indurre i libici a concordare un governo di unita' nazionale per ristabilire la sicurezza e avere uno stato di diritto". E spiega: "Stiamo lavorando accuratamente con l'Italia. La mancanza di un governo stabile ha reso la Libia un posto attraente per i terroristi. Non possiamo forzare un accordo, pero' si va verso un governo di unita' nazionale che, sulla base della risoluzione dell'Onu, potra' domandare al vostro Paese e ad altri di andare a Tripoli per creare isole di stabilita' e progredire da queste. La Libia e' la maggiore priorita' per voi ed e' molto importante anche per noi. E importa che prendiate la guida dell'azione internazionale". Sul contributo statunitense sulla guerra in Libia, afferma il diplomatico mandato nel 2013 da Barack Obama a guidare l'ambasciata di via Veneto, "uno dei sostegni sara' l'intelligence, non abbiamo discusso di nostre truppe".