Cronache
Il delitto Tobagi, 40 anni dopo e il riformismo, oggi, assente
Walter Tobagi - lucido e colto giornalista, ucciso il 28 maggio del 1980, a Milano, 33 anni e 2 figli, da un commando del gruppo terroristico “XXVIII marzo”- era un rappresentante dell’area riformista, di cui si avverte, oggi, l’assenza, nella politica, nella cultura, nel giornalismo.
Non era intruppato in alcuna corrente del PSI. A settembre del 1979, piombò a Montecatini, per intervistare Giacomo Mancini. Fu molto cordiale e cortese con me.
Gli diedi un libretto, che avevo vergato, sulla vicenda giudiziaria di Fabrizio Panzieri, un giovane extraparlamentare di sinistra, condannato per “concorso morale” nel delitto di un fascista greco, Mantakas. Tobagi lo recensì per “Il Mondo”.
I giovani, spietati assassini di Walter non erano degli sbandati, ma “figli di papà”-, distratti nell’educazione dei figli-della medio-alta borghesia milanese radical chic-convertiti al bolscevismo, senza neppure conoscerlo.
i responsabili dell’agguato-oggi li definiremmo “haters”- pagarono per il delitto con pochi anni di prigione, grazie alle leggi “premiali”, varate per favorire quanti davano contributi utili (non forniti, peraltro, dagli assassini di Walter)alla cattura dei “compagni assassini”.