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Il padrone non denuncia il cane smarrito: non è abbandono. Ecco perchè

Di Redazione Cronache

La sentenza della Cassazione sulla vicenda avvenuta tra la Calabria e la Puglia rischia di diventare un escamotage per disfarsi dei propri animali

Il padrone non denuncia il cane smarrito: per la Cassazione non è abbandono. Ecco perchè la sentenza potrebbe aiutare a disfarsi degli animali

Con la sentenza pubblicata lo scorso 18 aprile, la terza sezione penale dalle Cassazione ha annullato «senza rinvio» la condanna di un uomo accusato di aver abbandonato il suo meticcio nel territorio di un comune in provincia di Cosenza, l'11 luglio del 2020. A riportarlo è Il Messaggero. Secondo i giudici della Suprema Corte, «in caso di mancato ritiro del cane dal canile municipale» non si configura il reato di abbandono di animale, anche se il padrone non aveva precedentemente presentato denuncia di smarrimento. In quest'ultimo caso, infatti, potrebbe incorrere soltanto in un illecito amministrativo.

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Potrebbe diventare l'escamotage legale per disfarsi di cani o gatti e rimanere impuniti. Basta simulare di averli persi: anche se il padrone non sporge denuncia di smarrimento, non può essere condannato per abbandono di animale. Persino se, una volta ritrovato e ricoverato in un canile o gattile, il proprietario rifiuta di riportarlo a casa. Nel corso del processo l'imputato si era giustificato spiegando che il suo cane era solito allontanarsi da casa, anche per più giorni, e che lui non si era mai recato nel paese calabrese nel quale successivamente era stato ritrovato il meticcio. Risulta però difficile pensare che l'animale a quattro zampe abbia percorso da solo 200 chilometri, spostandosi addirittura da una regione a un'altra. 

Invece di accogliere la notizia come un miracolo e di correre a riprenderselo, l'uomo ha spiegato agli operatori di «trovarsi nell'impossibilità materiale di effettuare il ritiro, inizialmente - si legge nella sentenza - a causa dei limiti imposti agli spostamenti da una regione all'altra dalla normativa in tema di emergenza pandemica, e successivamente a causa delle gravi condizioni economiche nelle quali versava, dovute all'interruzione dell'attività lavorativa». In sostanza, sosteneva di non poter pagare le rette mensili al ricovero comunale che aveva tenuto in custodia il suo cane per un anno.