Cronache

L'affinità dei film horror amati da Elena Cecchettin con la morte di Giulia

Di Giuseppe Vatinno

La tragedia che ha travolto Giulia Cecchettin è particolarmente affine alla trama dei film horror sui serial killer amati dalla sorella Elena

Elena Cecchettin, un killer dei film tra le sue foto. Così la sorella di Giulia esalta un assassino. L'incredibile somiglianza con un film horror

Ci siamo occupati poco tempo fa delle fotografie contenute sul sito Instagram di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, barbaramente assassinata dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Si tratta di immagini tutte gotiche e dark, che sembrano tratte da un film dell’orrore. Da qui l’accusa di “satanismo” che le è stata rivolta da qualche politico e da molte persone sui social. In effetti le immagini, la maggior parte in bianco e nero, non lasciano spazio all’immaginazione.

Croci rovesciate e similari non sono certo scene usuali. Qualcuno ha tentato una strenua difesa della ragazza, arrampicandosi sugli specchi, volendo ricondurre tutto ad una sorta di normalità adolescenziale con il risultato di farsi prendere in giro dai propri stessi followerElena Cecchettin però ha assunto da subito una dimensione, per così dire, politica perché è diventata l’icona femminista italiana ed ha pronunciato discorsi violentissimi sul patriarcato e sulla responsabilità di tutti i maschi nella “cultura dello stupro”.

Una accusa molto grave perché, come noto, la nostra società si basa sul principio della responsabilità penale individuale delle proprie azioni. Se si nega questo basico principio giuridico si apre la porta al razzismo, per cui ogni membro di un gruppo, in questo caso quello maschile, deve per forza condividere lo stigma generale. Questo permise ai nazisti di considerare colpevoli tutti gli ebrei per il solo fatto di essere nati tali. Ed è quello che si sta facendo in queste ore in Italia a causa delle parole di Elena che ha lanciato una sorta di anatema su tutti i maschi indistintamente. Se ci si mette poi il fatto che condisce tutti i suoi discorsi con la nota chiosa gladiatoria “distruggete tutto!”, si capisce quanto abbia passato il segno, nonostante si debba considerare il trauma indubbiamente subito.

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Si sente però dire: che c’entra come si veste e il suo stile in tutto questo? La risposta è che invece c’entrano molto. Perché se si va su Instagram e si cerca il profilo @siderealfire si rimane letteralmente sconvolti da una cultura del macabro che fa impallidire lo stesso Dario Argento. Un substrato animico inquietante che è violento e terrificante, associato ad immagini che provocano una profonda angoscia. Tra queste c’è anche quella del protagonista del noto film dell’orrore Scream – chi urla muore, uscito nel 1996 per la regia di Wes Craven e che ha avuto poi molti sequel.

La storia è complessa e riguarda un assassino seriale, Billy Loomis, interpretato da Skeet Ulrich, che compie una serie di efferati delitti utilizzando coltelli. Loomis ha il volto coperto da una orribile maschera (“Ghostface”) che è rappresenta la faccia del celebre quadro “L’urlo” (tanto per restare in tema), del pittore norvegese Edvard Munch. Loomis uccide diverse persone –quasi tutte ragazze- ma è interessato ad ucciderne una in particolare e cioè la “sua” ragazza, Sidney Prescott interpretata da Neve Campbell.

Ma quale è il movente? Sidney accoltellata glielo chiede e lui risponde così: “La tua cara mammina - che non c’è più - andava a letto con mio padre”. La foto che campeggia sull’account Instagram di Elena ritrae la scena principale del film, quella in cui l’assassino si disvela e si lecca le dita insanguinate. Tra parentesi Scream è ispirato a una storia reale, quella che vide protagonista Danny Rolling, noto come lo “squartatore di Gainesville”, cittadina della Florida dove, nell’agosto 1990, uccise cinque studenti. L’assassino è stato giustiziato tramite una iniezione letale nel 2006.

Il film è stato accusato di aver ispirato diversi crimini efferati, come accadde anche ad Arancia meccanica, di Stanley KubrickL’omicidio Castillo (1998) in cui una donna fu pugnalata 45 volte. I ragazzi assassini dichiararono di essersi ispirati a Scream. L’Aggressione Murray (1999) in cui un ragazzo fu pugnalato dai suoi amici che poco prima avevano guardato il film. Il celebre Massacro della Columbine High School (1999). L’Omicidio Beaupère (2002) in cui un ragazzo attirò la sua ragazza fuori dalla casa dei genitori indossando la maschera di Ghostface e l’uccise con 42 coltellate.

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Come si vede l’omicidio di Giulia c’entrerebbe a pieno titolo. Perché Elena ha sentito il bisogno di aggiungere – e mantenere tuttora - questa immagine tra le tante oscure che già c’erano? Perché è una cultrice di film horror, che male c’è? Intanto un problema di sensibilità, visto che la sorella Giulia ha fatto la stessa fine delle ragazze nel film, uccisa con più di 20 coltellate dopo essere stata attirata fuori casa. E poi i problemi nascono quando da semplice cultrice di film horror Elena diventa una icona nazionale e internazionale della lotta alla violenza di genere. Se ha messo la foto tratta dal film è perché ha idealizzato l’assassino che vuole uccidere la “sua” ragazza.

Il serial killer indubbiamente l’attrae, gli piace quello che fa, esalta il sangue versato. Dunque, non può poi presentarsi nelle vesti verginali (il bianco non è il suo colore preferito) di sacerdotessa della lotta alla violenza di genere. E non si tratta –si badi bene- di una sola immagine capitata per caso su un sito qualunque di una ragazza della Bassa. Tutto il corollario delle altre immagini sono angoscianti e monotematiche. L’orribile femminicidio che ha colpito la famiglia Cecchettin non deve però impedire la libera critica e la libertà di espressione che sta colpendo chi non partecipa all’elogio collettivo di una profetessa gender particolarmente inquietante.