Cronache

La bufala dell'antibufala: Covid-19 e "complottismo"

Di Yichi Hu
Università di Torino

Ho dimostrato, riferendomi ad articoli di prestigiose riviste accademiche ("Military Medicine", "Clinical Microbiology and Infection") e testi autorevoli ("Defence Against Bioterrorism", "Biopreparedness and Public Health"), i seguenti due punti: (1) considerare l’eventualità dell’attacco biologico all'origine dell'epidemia del Covid-19 non è una tesi cospirazionista, (2) l’eventualità dell’attacco biologico statunitense non è improbabile, ma quantomeno dubbia (questo lo dimostro a partire dal metodo Grunow-Finke (GFT), che è uno dei più diffusi ed è noto per essere conservativo, ma si possono seguire anche altri metodi ottenendo risultati analoghi).

Questo posso dimostrarlo con fonti autorevoli, le uniche autorevoli in casi analoghi, quelle sui metodi di differenziazione tra epidemie naturali e intenzionali.

Un po’ tutti i media mondiali sono incorsi in una svista grossolana e gravissima: considerare acriticamente i virologi come esperti in grado di giudicare se un attacco biologico ha avuto luogo o meno, ma così non è, dal momento che, in quanto civili, ignorano dell’esistenza stessa della problematica della differenziazione tra attacchi biologici ed epidemie naturali.

Insomma: anche il virologo più autorevole, se ignora tali metodi, non dà che stime a occhio, prive di qualsiasi peso scientifico.

Questa materia è di pertinenza degli studiosi di medicina militare, a cui faccio riferimento io: risalire al processo di sviluppo biologico del virus (ad esempio individuando il passaggio intermedio tra i pipistrelli e l’uomo) non dimostra scientificamente che tale sviluppo sia avvenuto in condizioni naturali e non in un laboratorio. Si tratta dunque di un pregiudizio.

Non è per nulla razionale dare stime a occhio sul livello di confidenza di un’eventualità senza ricorrere agli strumenti adeguati, presentando poi come cospirazionista chi vi ricorre.