Cronache
La firma di Renzi sulla cessione del mare sardo alla Francia
“L’accordo su quella scandalosa cessione dei mari del Nord Sardegna è firmato da Renzi in persona. Dal documento inedito sottoscritto in occasione del 32° vertice Francia-Italia al palazzo dell’Eliseo, il 24 febbraio 2015 scorso il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana Matteo Renzi e quello della repubblica francese Hollande è tutto chiaro: i due rappresentanti di Stato hanno dato il via libera alla modifica dei confini marittimi. Sotto il titolo dell’Organizzazione del traffico marittimo nel Canale di Corsica hanno scritto: Italia e Francia hanno convenuto la delimitazione delle proprie acque territoriali. Un via libera presidenziale all’accordo che sarebbe stato poi sottoscritto nei dettagli un mese dopo dai ministri degli esteri Gentiloni e Fabius a Caen in Normandia. Se prima quella di Renzi era una responsabilità politica ora diventa personale: il presidente del consiglio non solo sapeva ma ha firmato in prima persona il cambio di confini marittimi con la cessione alla Francia del mare al Nord della Sardegna. Un fatto che aggrava la posizione del presidente del Consiglio e conferma la spregiudicatezza di questo governo che ha ceduto specchi acque rilevantissimi senza interpellare nè regioni nè organizzazioni di categoria. E’ irrilevante sul piano sostanziale e politico che l’accordo non sia stato ancora ratificato: il grave è averlo firmato con quel contenuto scandaloso che cedeva specchi acquei rilevanti e i principali corridoi di pesca al nord della Sardegna. Per questo motivo ho chiesto al Presidente della Camera che il governo venga immediatamente a riferire sull’accordo e sulla immediata revoca dello stesso”.
Lo ha detto poco fa il deputato di Unidos Mauro Pili presentando alla Camera un’interrogazione parlamentare sull'accordo tra l’Italia e la Francia.
“Aver fatto passare le acque territoriali francesi da 12 miglia a quasi 40 è un vero e proprio furto di Stato ordito con la spregiudicatezza di un presidente del consiglio e di un governo che hanno agito furtivamente e in silenzio, cercando di nascondere il misfatto. Le polemiche di qualche servile esponente politico sulla mancata ratifica sono ridicole e destituite di fondamento. Un dato è certo il governo ha firmato e da qui a poco avrebbe proposto la ratifica dalle camere. Ed è altrettanto certo che la gendarmeria francese ha bloccato un peschereccio in Liguria ed ha vietato l’ingresso in quelle aree di pesca ai pescherecci sardi. Si tratta di un fatto inaudito e il silenzio di certa classe politica sconfina nella palese complicità con questo scippo di Stato. Per questo motivo ci sono i motivi per una vera e propria messa sotto accusa per gravi violazioni costituzionali del Presidente del Consiglio dei Ministri. Un dato è certo quell’accordo non può nemmeno essere iscritto agli ordini dei lavori della Camera perché viola gravemente la Costituzione e i suoi principi sulla sovranità territoriale. E’ incomprensibile e vergognoso il silenzio della regione sarda che non solo è stata tenuta totalmente allo scuro su quell’accordo ma è pronta a subirlo senza muovere un dito. Un accordo che va impugnato sullo stesso piano costituzionale. Un atto incostituzionale , grave sul piano giuridico, nefasto su quello sostanziale economico e politico. Revocatelo – ha concluso Pili – per ripristinare legalità e dignità. La Sardegna non accetterà mai questo ennesimo affronto”.
L'interrogazione presentata dall'onorevole Pili
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI
AL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA
INTERROGAZIONE IN COMMISSIONE
Pili – Per sapere, premesso che:
il motopeschereccio Cecilia, con il comandante Piero Langiu, della marineria di Golfo Aranci ha pubblicamente denunciato che le autorità francesi gli hanno intimato di non oltrepassare un fantomatico nuovo confine marittimo che a detta della guardia costiera francese sarebbe stato deciso da un accordo internazionale tra Italia e Francia il 21 marzo del 2015;
tale divieto è apparso da subito una violazione non solo del diritto internazionale ma anche di quello marittimo considerato che tale divieto veniva imposto in acque notoriamente e pacificamente riconosciute internazionali;
alla luce di questo fatto gravissimo, senza che le autorità italiane abbiano niente comunicato alle imbarcazioni operanti storicamente nell’area, è stato rivenuto l’accordo sottoscritto dal Ministro degli esteri Gentiloni con il suo omologo francese Fabius il 21 marzo 2015 nella regione della Normandia a Caen;
tale accordo ratificato dal parlamento francese risulta non solo grave sul metodo seguito per la sua adozione ma ancor più grave sul piano sostanziale ledendo gravemente le norme internazionali e costituzionali;
con l’accordo vengono di fatto modificati i confini delle acque internazionali sino a registrare a Nord della Sardegna un’estensione delle acque territoriali francesi da 12 miglia ad oltre 38 miglia;
si tratta di un fatto di una gravità inaudita perché compiuto segretamente, senza coinvolgere in alcun modo, ne le regioni interessate, a partire dalla Sardegna e la Liguria, e tantomeno le categorie produttive direttamente coinvolte nell’attività di pesca tradizionale in quegli specchi acquei;
per questo motivo all’alba di lunedì 15 febbraio è scattata la mobilitazione dei pescherecci del Nord Sardegna;
i rappresentanti delle Marinerie di Porto Torres, Alghero, Palau, Santa Teresa di Gallura, Golfo Aranci, Olbia e Siniscola riunitisi nel porto di Golfo Aranci hanno deciso di entrare in quello specchio acqueo vietato dai francesi per verificare e documentare eventuali nuovi abusi;
le marinerie hanno anche deciso che qualora dovesse intervenire un nuovo fermo di imbarcazioni sarde sarebbe stato occupato lo specchio acqueo vietato dai francesi;
l’accordo sottoscritto arbitrariamente dai due ministri va immediatamente revocato;
si tratta di un vero e proprio atto lesivo dei diritti degli operatori della pesca sarda;
appare scandaloso il silenzio della Regione Sardegna e ancora più grave quello del governo nazionale;
le autorità francesi stanno bloccando i pescatori sardi e nessuno di questi soggetti istituzionali ha mosso un dito per impedire questi abusi;
l’accordo deve essere urgentemente revocato e nel contempo deve essere impedita la ratifica a livello parlamentare;
la ratifica di quell’accordo provocherebbe un danno economico al mondo della pesca sarda senza precedenti;
far diventare francesi i mari a nord della Sardegna fregandosene della Sardegna e dei Sardi è semplicemente inaccettabile;
è inaccettabile che una partita così delicata sia stata gestita con un blitz senza precedenti con il quale il governo Renzi ha ceduto alla Francia le acque più pescose del Nord della Sardegna;
un’operazione di divieto fatta scattare dai francesi nei giorni scorsi quando diversi pescherecci sardi partiti da Alghero e Golfo Aranci hanno raggiunto le tradizionali aeree di pesca al nord dell’Isol;
i pescherecci si sono sentiti intimare dalle autorità francesi la retromarcia con un perentorio: fermatevi state entrando in acque nazionali francesi in base all’accordo internazionale sottoscritto dal governo italiano da quello francese;
le autorità francesi, nonostante l’accordo non sia stato ancora ratificato dal parlamento italiano, non ci hanno pensato due volte a fermare le imbarcazioni sarde;
è gravissimo che tale modifica di confini sia avvenuta nel più totale silenzio, con un accordo internazionale siglato dal Ministro degli esteri francese Fabius e quello italiano Gentiloni che ha ceduto porzioni infinite di mare alla Francia, guarda caso quelle aree notoriamente più pescose e battute dalle imbarcazioni della flotta sarda;
le autorità francesi hanno compiuto un abuso senza precedenti e il governo italiano e la regione Sardegna tacciono vergognosamente;
quel divieto illegale da parte delle autorità francesi deve essere immediatamente revocato;
i pescatori vittime di questo divieto illegale, coordinate dall’Associazione Armatori Moto pescherecci Sardi rappresentata dal direttore generale Renato Murgia hanno per questo motivo dichiarato l’intenzione di avviare le azioni di mobilitazione insieme a tutte le organizzazioni dei pescatori;
si tratta di un fatto di una gravità inaudita compiuta in dispregio non solo degli operatori economici sardi ma anche delle istituzioni e delle norme costituzionali;
il governo italiano ha scambiato ancora una volta la Sardegna come una colonia che si può cedere senza alcun pudore addirittura ad un’altra nazione;
l’accordo siglato a Caen il 21 marzo del 2015 è stato fatto scattare nei giorni scorsi in modo unilaterale dalla Francia, considerato che lo ha già fatto ratificare al proprio parlamento;
non altrettanto ha fatto il governo italiano che lo ha tenuto nascosto e non lo ha mai sottoposto al parlamento;
un accordo che stravolge tutti gli accordi precedenti e particolarmente cede alla Francia una parte rilevante di specchio acqueo a nord est della Sardegna, comprendendo nella cessione gran parte delle acque internazionali da sempre utilizzate dai pescatori sardi;
le marinerie sarde da Alghero a Golfo Aranci hanno sempre utilizzato quelle aree a mare senza alcun limite;
ora su quel versante il limite della Corsica passa dalle 12 miglia a quasi 40 miglia;
un’operazione gravissima sia sul piano economico che giuridico;
l’alt della Guardia Costiera francese alle imbarcazioni sarde è un atto grave e senza precedenti che deve essere immediatamente risolto con la revoca di quell’accordo bilaterale Italia e Francia del 21 marzo 2015 dove sono stati rivisti i confini marittimi delle due nazioni;
è un accordo che non ha nessun valore proprio perché non è stato ancora ratificato dal Parlamento italiano;
è fin troppo evidente che il governo Renzi nel corso del negoziato l’Italia ha accettato la cessione di alcune importantissime zone di mare a nord ovest e a nord est della Sardegna;
un danno incomprensibile e inaccettabile per le marinerie sarde per il quale occorre reagire con determinazione e fermezza;
il limite territoriale delle 12 miglia marine è adottato dalla maggior parte degli Stati mondiali e coincide nella stessa misura anche per lo spazio aereo sovrastante, per il fondo e il sottofondo marino – a meno di un limite inferiore imposto per problemi geografici di delimitazione riferito alle brevi distanze tra Stati, come nel caso delle Bocche di Bonifacio;
il diritto internazionale di Geopolitica degli Spazi Marittimi, sancito nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare (Montego Bay – 10 dic. 1982), definisce i limiti territoriali degli Stati nella misura delle 12 miglia marine, a partire dalla linea batimetrica di 1,50 mt dalla costa;
l’Italia ha esteso a 12 miglia il proprio mare territoriale con la Legge 14 agosto 1974 n ° 359, ampliando il precedente limite di 6 miglia previsto dall’art. 2 del Codice della Navigazione del 1942. Il nostro Paese ha stipulato accordi di delimitazione con la Francia, per la fissazione delle frontiere marittime nell’area delle Bocche di Bonifacio, e con la Jugoslavia (cui sono succedute Croazia e Slovenia), per la delimitazione del golfo di Trieste;
il D.P.R. 26 Aprile 1977, n° 816, ha stabilito un «sistema di linee di base» articolato in 38 segmenti complessivi, che ha portato ad una notevole semplificazione del margine esterno del mare territoriale, passato ad uno sviluppo lineare inferiore a 5000 km, rispetto ad uno sviluppo costiero effettivo di7418 km;
la delimitazione delle acque territoriali tra l’Italia ed i Paesi confinanti, inoltre, è stata attuata con la Convenzione di Parigi del 28 novembre 1986, tra Italia e Francia, relativa alla delimitazione delle frontiere marittime nell’area delle Bocche di Bonifacio – (l’Accordo definisce i limiti delle acque territoriali posti tra la Sardegna e la Corsica mediante una linea composta di 6 segmenti);
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l’accordo illegittimo siglato dall’Italia riconosce di fatto a totale vantaggio della Francia il cosiddetto diritto alla zona economica esclusiva, (esercitabile esclusivamente al di fuori delle acque territoriali del paese che ne fa richiesta);
la zona economica esclusiva è un’area esterna al mare territoriale, immediatamente dopo la zona contigua, che non può invadere i limiti territoriali di un altro Stato e che si estende fino a 200 miglia marine – (e cioè: a partire sempre dalla linea di base dalla quale è misurata l’ampiezza delle acque territoriali di 12 mgl, con una estensione massima di 188 miglia marine);
all’interno delle zone economiche esclusive lo stato costiero esercita giurisdizione funzionale in specifiche materie. Secondo l’articolo 58 para 1 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare, tutti gli altri Stati, sia costieri che privi di litorale, godono della libertà di navigazione (marittima), di sorvolo, di posa in opera di condotte e cavi sottomarini e di altri usi del mare leciti in ambito internazionale;
i maggiori poteri, spettano in questo caso allo stato costiero titolare della zona economica esclusiva che ha la titolarità dei diritti sovrani sulla massa d’acqua sovrastante, il fondo marino ai fini dell’esplorazione e dello sfruttamento, la conservazione e la gestione delle risorse naturali, viventi e non viventi – (e dunque soprattutto la pesca), compresa la produzione di energia delle acque e delle correnti; la giurisdizione in materia di installazione e uso di isole artificiali o strutture fisse, ricerca scientifica in mare e protezione come è la conservazione dell’ambiente marino;
l’Italia non ha mai proposto e attuato una propria Zona Economica Esclusiva, favorendo di fatto l’operazione francese;
se non intenda il Governo revocare tale nefasto accordo che costituirebbe un danno economico rilevante per la il mondo della pesca a partire da quello sardo;
se non intenda intervenire con somma urgenza presso le autorità francesi per intimare il rispetto delle norme vigenti e ribadire con la necessaria chiarezza che l’accordo di Caen del 21 marzo 2015 non è in vigore e non ha nessuna valenza ne giuridica ne operativa;
se non intenda segnalare formalmente l’illegalità dei fermi perpetrati dalle autorità francesi alle imbarcazioni sarde e non solo in tratti di mare di competenza internazionale;
se non intenda attivare la zona economica esclusiva a favore del mondo della pesca a partire da quella sarda.