Cronache

La ricostruzione rilancia il patrimonio artistico di tutta l’Italia centrale

di Guido Castelli*

Il Centro collaborerà con i depositi per il ricovero, il restauro e la conservazione dei beni storici e artistici provenienti dalle aree colpite dal sisma

La ricostruzione rilancia il patrimonio artistico di tutta l’italia centrale

Nella cinica contabilità di un terremoto non ci sono solo le vittime e i danni. C’è una ferita della memoria che si traduce nello sfregio portato al patrimonio artistico e culturale, soprattutto nei territori in cui arte e cultura hanno dato tanta prova di creatività e di bellezza. E’ il caso dell’area del Centro Italia, colpita dalla sequenza sismica di otto anni fa, dal 24 agosto 2016 al gennaio 2017.

Il presidio del territorio e la sua rinascita dipendono anche dalla possibilità di rigenerare il patrimonio artistico, per poterlo offrire a chi abita i nostri borghi così come ai turisti in cerca di cose nuove e belle da vedere. Per tutto ciò è assai importante la decisione del Ministro della Cultura, che ha confermato la sua vicinanza all’Appennino centrale destinando ulteriori 3,5 milioni di euro a Camerino, nell’intervento strategico avviato grazie al PNC Sisma su indirizzo della Regione Marche, per trasformare l’ex Casermette in località Torre del Parco nel primo Recovery Art delle Marche, un hub in cui i beni artistici e culturali danneggiati dal sisma troveranno nuova vita.

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L’iniziativa della Regione Marche era stata avviata proprio ai tempi in cui ero assessore, ora ho ritrovato, con l’impegno della Struttura commissariale, l’occasione di vedersi chiudere un cerchio prezioso.

Sono oltre 30.000 i beni culturali di pregio artistico danneggiati: adoperarsi per il restauro e la loro conservazione è un dovere di ciascuno, affinché l’identità e le radici di questi luoghi vengano preservate per le future generazioni. Un investimento reale sul territorio, sulla cultura, sul patrimonio artistico e sui giovani, che qui potranno sviluppare competenze di altissima specializzazione: ridefinendo spazi utili alla didattica e ad innovativi laboratori di restauro.

Il progetto di Recovery Art a Camerino coinvolge 34 fabbricati. Sui primi 8, destinati a deposito dei beni, i lavori sono in corso, con un finanziamento di circa 10 milioni di euro. Mentre sui restanti 26, con funzioni sia di deposito ma anche didattiche ed espositive, si sta procedendo con la chiusura della progettazione per procedere poi con l’appalto. Il valore di questo seconda parte dei lavori è di 20 milioni, a cui si sono ora aggiunti i fondi ministeriali.

La creazione di depositi dove sia possibile la conservazione e il restauro è strategica per lo sviluppo e la rigenerazione dell’Appennino centrale e va di pari passo con la ricostruzione materiale. Recuperare questo immenso patrimonio è un dovere primario affinché l’identità e le radici di questi luoghi vengano preservate, valorizzate e garantite alle future generazioni. Per questo, con il Pnc sisma, oltre a Camerino, finanziamo anche l’ampliamento del deposito di Santo Chiodo a Spoleto, e nuovi depositi a Rieti e l’Aquila.

L’altro importante investimento sostenuto dal Pnc sisma, con circa 15 mln di euro, è infatti quello del Centro di ricerca Beni Culturali Capofila Università di Perugia, che sarà dedicato al trasferimento tecnologico per la digitalizzazione, conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale e ambientale.

Il Centro collaborerà con i depositi e i costituendi depositi per il ricovero, il restauro e la conservazione dei beni storici e artistici provenienti dalle aree colpite dal sisma, compreso quello di Camerino. Il primo Recovery Art che nascerà a Camerino non sarà dunque solo un deposito, ma un vero centro che oltre alla protezione dei beni culturali mobili, offrirà anche aule e laboratori per offrire attività di recupero e di restauro.

Un’occasione per integrare la protezione con la conservazione, offrendo un luogo per le attività professionali di restauro, utili anche come opportunità per le giovani generazioni.

Una suggestione in più perché si realizzi quella “restanza”, per dirla con le parole di Vito Teti. Restanza non è sinonimo di “restare”. Nella “restanza” c’è un movimento e una radice, c’è un viaggio dentro e un viaggio fuori. Le grandi tragedie – il terremoto è una di queste – aiutano spesso a capire meglio le cose, sé stessi e ciò che ci appartiene (e a cui apparteniamo). In questo l’arte aiuta. L’arte è sempre un viaggio.

Il patrimonio artistico e culturale di un territorio – come quello ferito dalla sequenza sismica dei quattro terremoti che hanno distrutto un gran pezzo di Centro Italia tra il 24 agosto 2016 e il 18 gennaio 2017 – è una prodigiosa sintesi di quello stesso territorio, delle sue comunità, della sua storia. Ed è giusto che questo patrimonio venga condiviso anche da chi non è parte di quel territorio; non solo per sollecitare quella indomabile curiosità che fa di un uomo un uomo, ma per dimostrare l’essenziale movimento che sta dentro alla “restanza”.

L’hub di Camerino è uno degli strumenti per favorire questo “movimento”: la restanza ha bisogno di beni da conservare, da proteggere, da far rinascere, per offrirli a chi viene e a chi torna, a chi resta e a chi parte, conservando nel cuore e negli occhi le tracce di una bellezza che fa parte della radice della propria vita.

*Commissario straordinario Sisma 2016