Cronache
Le tesi LGBTQ irritano anche le donne, siamo costretti alla difesa dell'ovvio
Ormai siamo costretti alla difesa dell’ovvio contro le farneticazioni antiscientifiche di una minoranza violenta
Le tesi LGBTQ irritano anche le donne, siamo costretti alla difesa dell'ovvio
Richard Dawkins è il guru del progressismo, famosissimo biologo ateo, divulgatore scientifico e un convinto esponente del “nuovo darwinismo”, autore di un best seller mondiale “Il gene egoista” e l’”Illusione di Dio” che ha turbato il candido sonno delle anime belle di quella stessa sinistra di cui Dawkins dice di fare parte. Nei giorni scorsi, il professore ha twittato ai suoi 3 milioni di fans un invito a firmare un documento: la “Dichiarazione sui diritti basati sul sesso delle donne”. Nello scritto si legge l’ovvio.
Ad esempio: “Noi riaffermiamo che la maternità è esclusivamente femminile, ci opponiamo alla maternità surrogata e alle sue pratiche, riaffermiamo il diritto alla libertà di parola, pensiero, associazione e manifestazione delle donne, così come i diritti delle donne nello sport e il bisogno di combattere la violenza verso donne e i diritti dei bambini. Ci opponiamo a tutte le forme di discriminazione contro le donne e le bambine che siano il risultato diretto della sostituzione del concetto di sesso con quello di ‘identità di genere’ nelle leggi, nelle politiche e nelle pratiche sociali”.
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Nel 2021 l’American Humanist Association gli aveva revocato il premio di “umanista dell’anno” per aver criticato i transessuali. Il tweet diceva: "Nel 2015 Rachel Dolezal, una bianca presidente della National Association for the Advancement of Colored People, una delle prime e più influenti organizzazioni per i diritti civili degli afroamericani, è stata denigrata perché si definiva nera. Alcuni uomini decidono di identificarsi come donne, alcune donne decidono di identificarsi come uomini. Chi nega che essi sono letteralmente quello con cui si identificano viene denigrato. Discutere".