Cronache
Migranti in mare salvati e poi venduti. Parla Luca Casarini indagato a Ragusa
Braccato dai media, Luca Casarini, racconta cosa è accaduto secondo lui sulla nave Mare Jonio. Dopo il bonifico la festa con lo champagne
di Valentina Renzopaoli
Mare Jonio pagata per salvare migranti. Nella bufera da alcune settimane l'Ong Mediterranea Saving Humans, l'ex disobbediente Luca Casarini e gli armatori della nave Mare Jonio. Secondo la Procura di Ragusa, avrebbero accettato di salvare 27 migranti rimasti in mare su una petroliera in cambio di un bonifico da 125mila euro. L'episodio risale allo scorso 11 settembre.
Il 30 novembre, quasi 80 giorni dopo il trasbordo, la compagnia danese Maersk effettua il versamento sul conto della Idra Social System, la società che arma la nave, di cui sono soci l'ex assessore veneziano Beppe Caccia e il regista Alessandro Metz.L'accusa è di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Luca Casarini, ha replicato alle accuse attraverso i suoi canali social, parlando di “macchina del fango” e di “messa alla gogna” per “costruire il mostro e sbatterlo in prima pagina”. Secondo l'attivista, dietro l'inchiesta ci sarebbe una vera e propria strategia per ottenere un preciso obiettivo: bloccare il soccorso in mare.
Braccato per giorni da giornalisti e inviati televisivi che lo hanno cercato in lungo e in largo per la penisola, ad Affaritaliani.it accetta di consegnare la sua verità.
Luca Casarini, lei e gli armatori della Mare Jonio siete accusati di aver accettato il trasbordo di 27 migranti rimasti al largo da 38 giorni sulla petroliera Maersk Etienne, solamente per soldi. E ci sarebbe un bonifico da 125mila euro che, secondo l'accusa, proverebbe un accordo commerciale tra voi e la compagnia danese. E' andata così?
“No, non è andata così. Sulla Mare Jonio, abbiamo effettuato un intervento di trasbordo e soccorso di 27 persone naufragate e soccorse da una petroliera, rimaste 37 giorni a bordo perché nessuno le voleva soccorrere. Operazione eseguita per stato di necessità, per la quale abbiamo chiesto ufficialmente l'ingresso e l'autorizzazione al Viminale che ci ha autorizzato a portare queste persone nel porto di Pozzallo, cosa che abbiamo fatto dopo averle curate nel nostro reparto di infermeria. Dopo un mese, la compagnia danese, Maersk multinazionale, ci ha voluto riconoscere una donazione, una forma di aiuto perché dopo quell'operazione la nostra nave era stata bloccata e messa in fermo amministrativo. Ha deciso di sua spontanea volontà di aiutarci e ha scelto di farlo attraverso una forma che si chiama Convenzione di Londra, che regola i rapporto tra società armatoriali nei casi di aiuto in acque internazionali”.
Secondo le carte dell'inchiesta, ci sarebbero state diverse interlocuzioni tra voi e la compagnia danese: la Procura ipotizza un vero e proprio accordo commerciale.
“L'intervento è stato effettuato sulla base di una richiesta di aiuto ufficializzata che proveniva dal comandante della nave Maesrk Etiennee dopo aver verificato la situazione con un team a bordo. Questo intervento andava fatto a prescindere, e non c'è mai stata nessuna trattativa, come ha spiegato anche la Maersk che, tra l'altro, non è inquisita né è mai stata interrogata dalla Procura. La donazione è avvenuta due mesi dopo l'operazione di salvataggio”.
Ma perché il bonifico è stato versato alla Idra Social System, la società che arma la Mare Ionio, di cui Beppe Caccia e Alessandro Mets sono titolari, e non direttamente alla Ong Mediterranea nella forma della donazione?
“Perché la compagnia danese ha preferito fare in questo modo. Noi gli abbiamo suggerito di fare una donazione a Mediterranea ma loro hanno scelto una formula diversa. I soldi, sono comunque stati tutti quanti versati alla Ong, come possiamo documentare. E quei soldi sono stati poi spesi per l'acquisto di medicinali per la farmacia dell'infermeria di bordo, per l'ispezione della manutenzione etc... e l'ultima voce, sa qual è? il 27% di questi soldi sono andati in tasse allo Stato italiano”.
Mi scusi, ma non c'è qualcosa di strano in questo passaggio?
“Io ho una mia teoria: gli armatori hanno rapporti con gli Stati e con i Governi perché hanno degli appalti; donare ad una Ong che fa soccorso in mare è diventato così “reato” che rischiano di perdere qualche appalto”.
Si ma come mai, voi salvate delle vite e poco dopo vi arrivano dei soldi?
“Perché noi viviamo di donazioni”.
Casarini, dalle intercettazioni risulterebbe che voi al telefono esultavate dicendo che avreste festeggiato con lo champagne, ma per cosa?
“Innanzitutto è un modo di dire...è come dire taglio la testa al toro... poi, se permette, se c'è qualcuno che mi aiuta a salvare vite io festeggio”.
Concorderà che ci vuole poco a pensar male...
“Sì, se si estrapolano le frasi dal contesto”.
Quindi, a voi in tasca non è arrivato nulla?
“Zero...”
Ma come zero? E lei come vive? Che lavoro fa?
“Io sono un ispettore di bordo e vengo pagato per questo compito; gli armatori non guadagnano nulla perché Idra è un'impresa sociale che non può fare dividendi. Le undici persone che lavorano in mare, campano lavorando in mare. Il 99% di chi lavora per Mediterranea sono volontari. Sapete quanto costa gestire una nave che va a fare soccorso in mare? La Mare Ionio costa un milione e duecento mila euro l'anno. Secondo lei, senza le donazioni, come li troviamo questi soldi? Quindi se uno mi vuole aiutare, io accetto e lo ringrazio. Dovrebbero essere gli Stati a salvare le persone in mare non i privati, ma poiché gli Stati non lo fanno, e poiché non vogliamo vedere persone che muoiono in mare, che viene catturata dai libici e riportati nei campi di detenzione, lo facciamo noi”.
Lo fate sono per una questione umanitaria?
“Certo. E' disumano veder affogare persone in mare. E' disumano brindare quando qualcuno muore in mare, e non festeggiare se qualcuno dona soldi per consentire di tornare in mare e continuare a salvare persone. I nostri conti sono trasparenti e stra controllati. Ma guardi che il tema non è questo...”
E quale sarebbe?
“Ci vogliono fare fuori. Puntano a colpire una rete molto ampia che si sta formando in Europa, che va dalle parrocchie ad associazione fino agli armatori.”
State costruendo una lobby?
“E' una rete di solidarietà che ha come obiettivo salvare vite. E' una rete amplissima che si sta formando perché c'è tanta gente che non ne può più di vedere queste ingiustizie. Questo vogliono colpire. Tutti quelli che dicono lasciamoli in Libia, dovrebbero passare due orette nel centro di Zawiya. Volete fermarci? Mettete in mare operazioni di soccorso come Mare Nostrum. Smettetela di fornire mezzi per la deportazione delle persone e la violazione della Convenzione di Ginevra, articolo 33. L'Italia sta fornendo mezzi a una milizia che fa cattura in mare e deporta le persone nei campi di concentramento. E il nostro Mar Mediterraneo è diventato un cimitero, è la più grande fossa comune in Europa, con 40mila corpi sul fondo”.