Cronache

Morte George Floyd, per 20 volte disse agli agenti: "Non posso respirare"

Morte George Floyd, per 20 volte disse agli agenti: "Non posso respirare". Le trascrizioni ufficiali

Morte George Floyd, per 20 volte disse agli agenti: "Non posso respirare"

"Non posso respirare": George Floyd l'ha ripetuto 20 volte agli agenti della polizia di Minneapolis che lo costringevano a terra, con un ginocchio sul collo. Per tutta risposta vene irriso: "Smettila di parlare, smettila di urlare, ci vuole molto ossigeno per parlare" (l'agente Derek Chauvin, quello che teneva il ginocchio sul collo. Oppu "rilassati" (l'agente Tou Thao), "fai un respiro profondo" (l'agente Lane) oppure "stai bene, stai parlando bene" (l'agente Alexander Kueng). Tutti e quattro sono stati epulsi dalla polizia e sotto processo.    Le trascrizioni sono di 'fonte ufficiale': vengono dai video delle body-camera indossate dall'agente Lane, non filmati fatti dai passanti che finora erano gli unici noti. Il video della telecamera di Lane mostra la scena in modo molto più drammatico. "Mi uccidono, mi uccidono" diceva il 46enne George Floyd, immobilizzato a terra.

Disse agli agenti del coronavirus

Floyd disse agli agenti che aveva avuto il coronavirus e che non riusciva a respirare. A un certo punto, Lane chiede a Chauvin se sono sia il caso di girare l'afroamericano su un fianco, la risposta fu "no". Lane insisté a dirsi preoccupato per la salute di Floyd, che sembrava essere sotto gli effetti di qualche sostanza. "Ecco perché sta arrivando un'ambulanza", replicò Chauvin. Che tolse il ginocchio dal collo quasi 9 minuti dopo avercelo messo, e soltanto quando glielo chiese un paramedico. Chauvin è accusato di omicidio di secondo grado e di omicidio di terzo grado per la morte di Floyd, mentre su Lane, Thao e Kueng  gravano le imputazioni di aiuto e istigazione all'omicisio di secondo grado. Lane, che è in libertà dopo il pagamento di una cauzione di 750 mila dollari, si è giustificato dicendo che era la sua prima settimana di servizio nella polizia e che fu Chauvin a prendere tutte la decisioni che portarono alla morte di Floyd. L'uccisione dell'afroamericano, il 25 maggio, innescò una serie di proteste contro la polizia e di scontri razziali negli Usa per le frequenti uccisioni di neri da parte degli agenti americani nelle prime fasi dell'arresto.