Cronache

Neonato lasciato in ospedale a Milano, la mamma deve avere il diritto di farlo

di Laura Rita Santoro*

Il rischio che si vanifichino anni di campagna “pro vita” e parto in anonimato

La campagna pro parto nell’anonimato, nasce per salvare i bambini, piuttosto che doverli trovare abbandonati in un cassonetto, nei casi più felici salvati, ma spesso trovati morti. …per non parlare di quelli mai trovati.

Io vorrei dire, a quelle persone che giudicano le donne che partoriscono in anonimato, consentendo a genitori sterili, di poter esercitare il loro amore verso un figlio non biologico. Il passo reso noto dalla cronaca non deve essere giudicato, questo passo è difficile, ma nessuno si deve permettere di giudicare. E’ facile ergersi a giudice, additare una madre che fa questa difficile scelta, vale a dire lasciare il proprio figlio in ospedale! Ma nulla si fa a livello sociale, per evitare che queste cose accadano.

Nel Lazio, ad esempio, i consultori che potrebbero fare informazione e formazione alle donne, per una genitorialità consapevole, sono stati lasciati morire! Negli ultimi anni sono rimasti, dagli ultimi dati, 135 consultori, ma poveri di personale! Molti consultori sono privi di ostetriche, che per la regione Lazio dovrebbero essere due per ogni consultorio, ma nel Lazio succede che ci sia un’ostetrica ogni due consultori. Chi la fa formazione e informazione alle donne, anche straniere? E’ cosa buona e giusta aiutare quelle puerpere (e sono tante) che desiderano salvare il piccolo essere umano.

Indubbiamente, la vita ha un valore inestimabile e va tutelata in ogni istante. Negli ospedali nostrani è possibile partorire nell’anonimato e rinunciare sin da subito al bambino che verrà affidato, prima possibile a una famiglia che lo amerà incondizionatamente. Questa è una scelta di vita, di amore incondizionato!