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Cronache
Ong, il Senato convoca anche il pm di Trapani

I soccorsi ai migranti, anche in acque territoriali libiche, anche in assenza di una richiesta di soccorso, sono un obbligo per chiunque venga a conoscenza di una situazione di pericolo. Il comandante generale delle Capitanerie di Porto, l'ammiraglio Vincenzo Melone, taglia la testa al toro. "La Libia non ha mai dichiarato l'area Sar, quando finisce l'area di responsabilità italiana c'è solo un enorme buco nero. E chi ha la responsabilità di intervenire? Chiunque abbia notizia di una situazione di pericolo ha l'obbligo di prestare soccorso e di condurre le persone salvate nel porto più sicuro. Un obbligo che ha qualsiasi comandante di qualsiasi nave. Ecco allora che l'area Sar di competenza italiana si amplia dai 500 mila chilometri quadrati previsti dagli accordi a un milione e centomila chilometro quadrati, praticamente la metà del Mediterraneo. È ovvio che da sole le unità navali a nostra disposizione non ce la fanno e dunque dobbiamo chiamare a raccolta chiunque navighi in vicinanza di un evento Sar, mercantili e navi delle Ong. Voglio aggiungere che gli scopi sociali di chi mette in mare una nave in quell'area sono del tutto ininfluenti in uno scenario di soccorso".

Nella sua lunga e dettagliata relazione alla commissione Difesa del Senato, davanti alla quale ieri il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha confermato tutto quello che aveva detto nei giorni scorsi sui presunti legami tra organizzazioni non governative e trafficanti di esseri umani, e cioè che non ci sono prove utilizzabili in un'aula di tribunale, ma c'è da indagare, il comandante della Guardia costiera conferma quanto dichiarato dai rappresentanti delle Ong e rivendica la responsabilità del coordinamento dei soccorsi, dunque anche dell'intervento delle unità navali delle organizzazioni umanitarie. E spiega che, in base alla convenzione dei diritti dell'uomo, è sancito il diritto al non respingimento e ad assicurare lo sbarco delle persone in un luogo sicuro che non metta a rischio la loro tutela fisica e assicuri loro il diritto a poter chiedere la protezione civile. Ecco perché tutti i migranti che vengono soccorsi nel Canale di Sicilia non vengono portati in Libia o in Tunisia, porti più vicini, ma sbarcati sempre in territorio italiano, vista l'assenza di accordi bilaterali con Malta, "con cui - ha sottolineato l'ammiraglio Melone - non si è mai riusciti ad addivenire a un accordo".

Il comandante della Guardia costiera ha quindi escluso che l'avanzamento del dispositivo di soccorso in prossimità delle acque territoriali libiche possa costituire un fattore di attrazione per i trafficanti e ha concluso così: "L'area di soccorso e ricerca non è la causa di questo evento epocale né può essere la soluzione che deve essere politica. La gestione dei soccorsi in mare è sintomo di una malattia che nasce e si sviluppa altrove, sulla terraferma, ed è li che bisogna intervenire".

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Secondo l'ammiraglio Melone, un importante contributo alla situazione potrebbe però venire dal proseguo della strada intrapresa dall'Europa con gli accordi con la Libia che hanno l'obiettivo a medio termine di costituire un centro di coordinamento soccorsi in Libia e, naturalmente, la dichiarazione dell'area Sar da parte del paese da cui parte la quasi totalità dei migranti. L'audizione dell'ammiraglio Melone, per concomitanti impegni dei senatori, è stata aggiornata per consentire le domande dei commissari. Si riprende alle 14 con l'audizione di una delegazione del Moas, l'Ong maltese sulla cui disponibilità finanziaria si accentrano molti dubbi della Procura di Catania.

Video Il capo di Stato maggiore della Difesa: "Le Ong che operano nell'interesse di tutti fanno del bene"

Ma intanto, dopo Catania, si apre un secondo fronte a Trapani. La commissione difesa del Senato che avrebbe dovuto concludere oggi i suoi lavori nell'ambito dell'inchiesta sulle navi delle Ong ha deciso un supplemento di istruttoria e per la prossima settimana il presidente Nicola La Torre ha annunciato la convocazione del procuratore di Trapani, titolare di un'altra inchiesta che vede indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina i rappresentanti di una nave di una Ong.

La commissione provera' anche a ricontattare i rappresentanti delle tre Ong tedesche che non hanno mai risposto alla richiesta di audizione. 'Se continueranno a non rispondere - ha detto La Torre -chiederemo che non lavorino piu' in Italia"

A difesa del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, il magistrato che per primo ha ipotizzato legami oscuri tra alcune ong e i trafficanti di uomini, è intervenuto oggi il Consiglio superiore della magistratura che esprime "ogni sostegno possibile" al procuratore di Catania "affinché le indagini condotte dalla sua Procura, così come quelle svolte da altri uffici inquirenti sulle medesime ipotesi investigative, possano svolgersi con la massima efficacia e celerità". Il Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, aggiunge che tale sostegno avverrà anche "attingendo a tutte le risorse di cui dispone il Csm", compreso il ricorso a "eventuali applicazioni" di magistrati provenienti da altri uffici. Il Csm, "escluso ogni apprezzamento sul merito dei fatti prospettati" nelle "esternazioni" di Zuccaro, "non intende affatto incidere sullo svolgimento delle investigazioni da parte della Procura di Catania".

Anche dal presidente del Senato, Pietro Grasso, arriva il sostegno a Zuccaro: "Non giudico l'operato del Procuratore di Catania, perché c'è una magistratura che ha questo compito. Non credo che ci siano estremi di azioni di incompatibilità con la funzione che ricopre", ha detto Grasso parlando con i giornalisti presenti all'iniziatica "The State of the Union" alla Badia Fiesolana.

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