Cronache

Palermo-Caivano, delinquere è un'attitudine: come cambia la movida criminale

di Maurizio De Caro

Da Nord a Sud, dal centro alla periferia: essere un delinquente è ormai un'attitudine, un modo d'essere della gioventù senza più responsabilità

Questi sono i maestri, e questi sono i modelli, perché stupirsene se non si riesce a stigmatizzare con fermezza questi comportamenti criminali, post-movida perché di questo si tratta: al foro Italico è andata in onda la fase finale di un “finale di serata”, dove dopo abbondanti bevute si doveva, badate bene, doveva consumare il rito irrinunciabile della violenza, perché “la carne è la carne”.

E avanti con la retorica del “maschio cacciatore e della femmina buttana”, infatti come un sacco vuoto quella povera ragazza è stata abbandonata in mezzo ai calcinacci, perché l’orda carnivora si è diretta a continuare tra le risa la sua “notte brava”.

Le pene, sia pure severe non bastano (e smettiamola con fantasiosi progetti di castrazione generalizzata), in un mondo alla deriva socialmente e culturalmente è molto difficile fare appelli all’etica, creare reazioni, salvo la retorica partecipazione di star e starlette, sempre pronte a firmare appelli che cadranno nel vuoto. In questo caso l’appello va rivolto a quel poco di anima che è rimasto dentro ognuno di noi, per salvaguardare quei brandelli di umanità ancora pulsanti. Stuprare in gruppo, o in solitudine, è un delitto che definisce il principio che la morte spesso è molto meno dell’imporre, ad una persona violata e buttata nella polvere, di continuare a far finta di vivere.