Cronache
Papa Francesco e il sinodo sulla pedofilia. La gente chiede coerenza
Pedofilia nella Chiesa: Condannato in contemporanea il Cardinale George Pell
Il grande sinodo Vaticano (Vescovi da 190 Paesi) sulla pedofilia è giunto ad una conclusione con l’annuncio di un Motu proprio di Papa Francesco, un documento dal titolo esemplificativo: “Sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, per la prevenzione e il contrasto contro gli abusi nella Curia romana e nello Stato della Città del Vaticano".
E questo è un importante atto proprio perché ufficiale e che vincola il personale ecclesiastico in qualche modo a comportarsi in una certa maniera al fine di proteggere i minori.
Tuttavia, non può non essere fatto notare che, nel contempo, un altro collaboratore del Papa il Cardinale George Pell, è stato condannato in contemporanea in Australia per pedofilia.
Si tratta del Capo della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, ma anche un ex membro del cosiddetto c9 (ora c6), cioè del gruppo ristrettissimo di altissimi prelati che coadiuva il Papa nel suo dicastero.
La domanda è: il Papa già conosceva bene le accuse che erano state mosse al Cardinale australiano ed allora come mai lo ha preso proprio nel suo gruppo più ristretto e più intimo e cioè il c9?
Francesco giustamente combatte la piaga della pedofilia e della violenza sessuale nella Chiesa Cattolica, ma allora come mai non è conseguente?
Perché continua a “promuovere”, e quindi a premiare, persone che sono già invischiate in processi?
Il fatto è che il caso di Pell non è certo l’unico.
Ad esempio l’ex Arcivescovo e Cardinale di Washington, Theodore Edgar McCarrick, è stato da poco ridotto allo Stato laicale per avere molestato seminaristi anche minorenni.
Eppure il Papa fino alla condanna da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede lo aveva tenuto in alta considerazione.
E di casi simili ce ne sono anche altri.
Insomma, Papa Francesco fa bene ad andare avanti in questa giusta crociata però dovrebbe fare molta più attenzione poi ad essere coerente e non affiancarsi a personaggi che sono già inquisiti, a vario titolo, proprio per i reati che lo stesso Papa combatte.
Dice giustamente il Pontefice: “proteggiamo i piccoli dai lupi”, ma allora i “lupi” non mettiamoli poi nei posti chiave in Vaticano.
Ne va della percezione della sua figura presso l’opinione pubblica e presso i cattolici che questi ragionamenti poi li fanno e possono pensare che se non c’è coerenza allora c’è ipocrisia e allora sarebbe anche peggio.