Cronache
Piombino, il rigassificatore? Un pericolo. Il suo scoppio come 50 bombe nucleari

Il rigassificatore di Piombino secondo il punto di vista dell'autore Max Civili, tra danni all'ambiente e alle persone
T.C.: “Hai citato la mancanza di trasparenza. Il sindaco del posto... il sindaco di Piombino... non ne sapeva nulla fino a quando non è stato annunciato, credo, o qualcosa del genere. E quindi anche la gente non lo sapeva”.
M.C.: “No, no, l'ente locale… Beh, a dire il vero il governo regionale lo sapeva. Il governo regionale è molto allineato al governo, con il governo, si tratta del Pd, Eugenio Giani, il governatore regionale è considerato molto vicino al governo quindi molto in linea con la posizione del governo. Ma a livello comunale non c'è stata alcuna consultazione e i residenti temono che gli impianti di rigassificazione, senza un'analisi adeguata mettano non solo l'economia… influiscano non solo sull'economia, ma mettano a rischio la loro vita. Ed è facile capire perché.
T.C.: “Questa nave, scusa se ti interrompo, dov'è la nave ora, si tratta della Golar Tundra, vero?”
M.C.: “La Golar Tundra, secondo vesselfinder.com, ora si trova proprio nel mezzo del Mar Rosso, ho dato un'occhiata qualche minuto fa, sostanzialmente sta facendo quello che dovrebbe fare, trasportare gas GNL. Quindi in questo momento è ancora lontano dall'Italia e…Quando sarà, cosa dice il governo, quando dice che arriverà lì a Piombino e quando stanno dicendo che arriverà ai cittadini, lo sai?”.
“Non è facile rispondere a questa domanda. Diciamo che dovrebbe essere concluso un accordo entro la fine di ottobre. E sarà davvero complicato trovarlo... trovare un accordo entro quella data, ma se tutto va secondo i piani, la Golar Tundra dovrebbe essere lì poco dopo la fine di ottobre e lavorare, diciamo forse a metà aprile o... sì sì aprile/maggio. Se tutto va secondo i piani”.
T.C.: “Quindi potrebbe arrivare lì questo autunno e potrebbe essere pronta per funzionare, immagino”.
M.C.: “Ci vorrà del tempo per allestirla e anche per... immaginate questa nave di 300 metri in mezzo a un piccolo porto...secondo un recente studio condotto da un professore dell'Università di Pisa, vista la capacità della nave di contenere 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto, un'esplosione della stessa provocherebbe effetti 50 volte più potenti di quella di una bomba atomica - senza le radiazioni”.
T.C.: “E stanno per collocare, voglio dire, il loro piano è collocare, penso che non stiamo parlando di un miglio di distanza o mezzo miglio… ma sarà, per i nostri standard, forse solo 900 piedi (circa 300 metri) all’incirca, appena al di fuori del porto. Non sarà troppo lontano da dove vivono le persone e da dove lavorano, vero?”
M.C.: “Case e centri abitati distano dalla nave circa 7/800 metri, e la prospettiva di un incidente non è improbabile se si pensa che in un porto così piccolo ci sarebbe un'attività incessante con navi più piccole che trasportano GNL alla grande nave per la rigassificazione, poi navi turistiche, trasporto di turisti, pescherecci, e fughe di gas potrebbero verificarsi in qualsiasi momento. Senti questo Truby: negli ultimi 12 mesi si sono verificati 2 incidenti gravi negli impianti di rigassificazione in Norvegia e a Cuba. In Norvegia, lo scorso settembre è scoppiato un incendio nell'impianto di gas naturale liquefatto di Melkøya. L'incendio è stato causato da una perdita d'olio e, naturalmente, c’erano carenze nelle manutenzioni, misure di riduzione dei costi. Ma a Cuba un paio di giorni fa un incendio è stato appiccato da un fulmine in un deposito di petrolio, e quattro esplosioni e le fiamme hanno ucciso un uomo, ferito 100-120 persone e 17 vigili del fuoco sono rimasti dispersi… e nonostante ciò si vuole mettere un rigassificatore nel mezzo di un piccolo porto?”.
T.C.: “Già...”.
M.C.: “A mio avviso, è follia”.
T.C.: “Sì, ma perché non l'hanno messo, voglio dire… una cosa del genere normalmente penso sarebbe collocata in terraferma da qualche parte... Forse in un sito industriale, zone delimitate adatte allo scopo… lontano dalle persone o dalle attività, perché l’idea di metterlo in mare? Mi stupisce e, di per sé, immagino che debba essere... Perché hanno scelto di farlo in questo modo invece di farlo altrimenti? Forse potrebbe essere più sicuro per la gente”.
M.C.: “Sai che l'Italia ha già altri rigassificatori... Due di questi sono offshore. Quindi lontano da centri abitati e un terzo è stato costruito in terraferma a Panagallia negli anni '70. È successo negli anni '70, cinquant'anni fa. Si tratta di un piccolo centro della Liguria nord-occidentale, che è una località, Panagallia, dove i residenti si sono fermamente opposti ad un ampliamento dell’impianto… ma ancora oggi, i residenti di Panigallia vivono nel costante timore di una enorme esplosione. Ma questo è eredità di un'altra era politica, e non c'era la stessa consapevolezza di quella che abbiamo oggi. Allora perché adesso...? Perché vogliono costruire, posizionare un rigassificatore… Penso che sia, è per ragioni economiche. Si pensi che circa nove anni fa il governo, il governo voleva costruire un gasdotto dall'Algeria alla Toscana”.
T.C.: “Giusto...”.