Cronache
Sicurezza anti terrore? No, privacy sacra. Anche quella di chi ruba un'auto

Telecamere Comuni. Spesi 37 milioni. Ma disposizioni del Garante Privacy impedisce ai vigili di comunicare alle forze di polizia il passaggio di auto rubate
Quando la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Altro che sicurezza contro la criminalità o difenderci dal terrorismo. E' dalla burocrazia e dal non senso che bisogna difendersi.
L'ultimo governo Gentiloni, con il decreto legge n°14 del 2017 ha autorizzato i Comuni a spendere 37 milioni di euro (7 nel 2017 e 15 milioni rispettivamente per il 2018 e il 2019) in sistemi di videosorveglianza. Fino a qualche tempo fa in questi apparati che i Comuni piazzano ai varchi delle proprie cittadine, funzionavano dei segnali di “Alert” (allerta) nel caso si tracciasse il passaggio di un auto rubata; segnali che venivano inviati anche alle forze dell'ordine che hanno strumenti e capire chi e perché è alla guida del veicolo.
Come nel Comune di Baricella in provincia di Bologna, dove le videocamere sono gestite da un sistema denominato Targa System, in grado di verificare in automatico (lo fa un computer) se l'auto che passa è rubata o meno. Tutto questo può farlo anche un comune cittadino, accedendo al servizio on line Crimnet del Viminale, e inserendo sulla pagina web dedicata il numero di targa o il numero di telaio dell'automobile ritenuta sospetta. Ma meglio può farlo una videocamera che riesce a vedere e memorizzare la targhe di tutti i veicoli che passano.
Ma se i vigili del Comune accertano un'auto rubata non possono comunicarlo alle altre forze dell'ordine ( è un'operazione che non può fare il Comune). A differenza di carabineri e polizia, i vigili non si occupano, anche per mancanza di preparazione e competenze, dei reati gravi (rapine, omicidi, ecc...) e comunque di quei reati che varcano i confini comunali. A quel punto l'unico modo che i vigili hanno per fermare l'auto rubata è lanciarsi all'inseguimento. Forse farebbero meglio le forze di polizia. Ma non si può. C'è la privacy, spiega il Garante, anche del ladro e sembra inviolabile.
Alcuni Comuni che hanno attivato l’accesso massivo alla banca dati dei veicoli rubati, tramite il servizio dell’Ancitel, si sono visti bloccare la comunicazione per paventata irregolarità dell’accesso massivo: il motivo è sempre la violazione della privacy.
Lo ha scoperto di recente il consigliere comunale di Baricella Mirko Lazzari (Lega) che sulle mancate comunicazioni ha chiesto spiegazioni al capo dei vigili del suo Comune. Si è visto rispondere per iscritto: “Per i veicoli oggetto di furto non vengono trasmessi dati a causa di un blocco del Ministero”; “la funziona 'Alert' non esiste più poiché era per i veicoli rubati e consisteva nell'invio di una mail agli indirizzi inseriti nel sistema tra i quali quelli dei carabinieri”; e che “gli 'Alert' non arrivano a nessuno, i passaggi dei veicoli non assicurati o non revisionati non sono assoggettati ad 'Alert' tramite e-mail come era per i veicoli rubati”.
Ma a che serve spendere tutto questo denaro in sicurezza per la videosorveglianza dei Comuni se poi gli interventi delle forze dell'ordine hanno tali e tanti impedimenti?
Fino a qualche mese fa i vigili non potevano neanche attivare una consultazione massiva della banca dati dei veicoli rubati del Viminale. Le telecamere potevano solo verificare se l'auto era assicurata, senza però emanare una sanzionare in modalità automatica in caso di mancata copertura. Ma da settembre i vigili potranno accedere a tutti i database del Viminale (si è in attesa di nuove disposizioni perché occorre regolare dettagliatamente la privacy, ancora una volta). Ma questo non vuol dire che potranno comunicare gli accadimenti e le auto sospette alle forze dell'ordine, carabinieri, polizia o finanza. Il motivo lo ha scritto a caratteri cubitali il ministero dell'Interno nel 2017 in una risposta ad un'interrogazione parlamentare dei “democratici” Emanuele Fiano e Marilena Fabbri.
“L’innovazione tecnologica avviata progressivamente negli ultimi mesi”, spiegò in commissione un sottosegretario dello stesso governo che Fiano e Fabbri appoggiavano, “ha riguardato l’introduzione di limitazioni tecniche volte ad impedire l’effettuazione di interrogazioni massive e a circoscrivere così l’accesso a singoli utenti. In particolare, in adesione alle indicazioni del Garante, la fruibilità di tali dati non è indirizzata ad attività di polizia ma alla mera informazione ai cittadini, che sono invitati a rivolgersi alle Forze di polizia per eventuali approfondimenti.”