Rotondi: “Io, cattolico, dico no al family day. E sulla Cirinnà..."
Gianfranco Rotondi, attualmente deputato forzista, è uno dei pochi superstiti della vecchia Dc che con orgoglio si vanta delle sue origini democristiane e che ha saputo negli anni assumere scelte pragmatiche spesso fuori dal coro. E' uno di quelli che sembra aver appreso tutti i segreti della rimpianta scuola politica della Camilluccia. E anche rispetto alla discussione sulle unioni civili e al family day ha una posizione del tutto particolare…
Come voterà lei sul Ddl Cirinnà ?
Io sono stato tra i primi cattolici ad arrivare alla necessità delle unioni civili. Il Partito Democratico e il Governo hanno però scelto una strada che per me rende difficile il voto favorevole e alla fine anche l’approvazione della legge. L’invasione di campo che c’è stata con l’inserimento della parte sulle adozioni - che ha poco a che fare con le unioni civili – è una scivolata massimalista oppure una consapevole volontà di costruire una proposta spot da usare nei comizi ma difficile da votare.
Quindi secondo lei il Pd ha inserito le adozioni per fini elettorali?
Non solo per fini elettorali nei confronti delle tante persone che guardano da anni con speranza alla possibilità di una legge sulle unioni civili, ma anche con fini legati alla dialettica interna, non a caso le risse in seno al Pd superano le aspre battaglie che avvenivano in casa Dc.
Sembra molto pessimista sull’esito di questo ddl...
Sì perché le unioni civili diventano un doppio spot, cosa che mi avvilisce molto come legislatore. Da una parte per la Cirinnà e il Pd sarà una bandiera da sventolare nel mondo Lgbti, dall’altra il family day rappresenterà un formidabile spot per gli organizzatori laici di piazza San Giovanni e per quei politici di non ammirevoli lignaggio che si accingono ad andare a raccogliere l’applauso facile.
Quindi da parte sua un doppio no alla Cirinnà e al Family Day?
Si, non andrò al Family Day, perché è una piazza che spacca la coscienza del Paese in pieno Giubileo, uno schiaffo in faccia al dialogo. Da cattolico liberale ho fondato Rivoluzione Cristiana sperando proprio che anche nel laicato cattolico si svegli un eco della rivoluzione che nella coscienza dei cattolici sta portando questo Papa. Purtroppo però vedo che dal laicato cattolico viene solo qualche eco di nostalgia di un ventennio perso per i cattolici, il ventennio perso della trasversalità dei valori e dell’irrilevanza politica. Il ventennio degli atei devoti. I miei riferimenti sono Moro, La Pira, Donat Cattin. Loro non sarebbero mai andati al Famili Day e non avrebbero votato il ddl Cirinnà.
Come si potrebbe uscire da questo impasse?
Una legge per essere efficace non deve essere respinta da una parte del Paese. Così come dico che il Family Day è un errore, dico che il legislatore deve tener conto di quella piazza. Il testo di legge per il quale io mi batto deve star bene alla Cei e all’Arcigay. Un legge su un tema di carattere etico come questo deve essere largamente condivisa. Anche la discussione sull’aborto, è nata in un clima di scontro, ma poi grazie alla capacità e senso delle istituzioni della Dc si è gestito quello scontro.
Lei a differenza di altri politici di area cattolica sembra dare una risposta più pragmatica
Glie lo dico con cognizione di causa. Le mie figlie non sono sconvolte dalla ipotetica convivenza di due vicini di casa gay, soffrono per i papà delle amiche che hanno lasciato loro famiglie o sono poco presenti. Le cose che mettono in crisi la famiglia non sono i vicini gay, questa è una rappresentazione che solletica la pancia del paese e la piazza. Una piazza redditizia più per gli organizzatori che per la società: Roccella Binetti e Pezzotta hanno trovato tutti posto in Parlamento…
Andrea Bufo