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Cronache
"Salvini cornuto", Gemitaiz rincara. Ma in rete rispunta l'arresto per droga

"Matteo Salvini cornuto". Non ci va leggero il rapper romano Gemitaiz, che già aveva attaccato il Ministro dell'Interno beccandosi a tutta risposta un "Ma chi è 'sto Gemitaiz?" da parte del leader del Carroccio a un comizio.

Il musicista ha ieri replicato che a loro (alludendo a lui, Nina Zilli e così via) non interessa essere riconosciuti dal pubblico del vicepremier leghista e ha rincarato la dose pubblicando su Instagram una foto di Matteo Salvini "impreziosita" da un bel paio di corna rosse, accanto a una foto di Elisa Isoardi intenta a baciare l'avvocato Matteo Placidi (scatto che fece scalpore nel "gossip" dell'estate 2017). Non contento, ha invitato i suoi fan a scrivere "tonno" sul profilo di  Salvini. 

Ma la reazione in rete non è esattamente tutta rose e fiori per il rapper. Molti, infatti, continuano a riesumare alcuni articoli di giornale del 2014, e precisamente quelli che raccontano del suo arresto per droga. Citiamo da Repubblica, articolo di Giuseppe Scarpa del 30 gennaio 2014: "Arrestato ieri con l'accusa di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e portato poche ore dopo davanti al giudice Paola Roja e al pm Paola Giordano in un'aula del tribunale capitolino dove a stento ha trattenuto le lacrime. Misura cautelare degli arresti domiciliari, in casa assieme alla mamma, e udienza fissata per l'undici febbraio. Giorno in cui il legale dell'artista, con il suo stesso assistito, decideranno se optare per l'abbreviato o per un eventuale processo con rito ordinario".

E ancora: "Infine la scelta dei militari di andare a far visita a casa del rapper. Qui i carabinieri hanno trovato molto altro. Tutto materiale che farebbe proprio supporre un'attività di spaccio. Oltre ad altri stupefacenti, ketamina e hashish, è stato scoperto un bilancino di precisione, forbici sporche di droga e un'agendina. Su quest'ultimo oggetto si sono concentrate alcune precisazioni in aula da parte dell'avvocato dell'artista. Con il legale che sollevava dubbi sulla paternità dell'agendina, "forse di proprietà della mamma del cantante". Per questo si sarebbe reso necessario un esame calligrafico per fugare ogni dubbio. Di fatto nell'agendina c'erano annotati dei nomi con accanto delle cifre. Insomma crediti di droga secondo la procura". 

L'esito della vicenda fu quasi indolore, da un articolo del 12 febbraio 2014 sempre di Giuseppe Scarpa su Repubblica citiamo: "Non gli ha creduto il giudice Paola Roja. Non ha pensato, che marijuana, ketamina e hashish trovate addosso a Gemitaiz, al secolo Davide de Luca, fossero per uso personale come l'artista rap, da parte sua, ha sempre sostenuto a processo e "rappato", come sopra, nelle sue famose canzoni. Un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione, questa la condanna inflitta ieri. Pena patteggiata e sospesa per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti".

Quasi una medaglia d'onore nell'ambiente del rap, un po' meno nella società civile. 

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