Cronache

Sanremo, Adinolfi: "Spot Pupa? Inadatto al Festival, errore di marketing"

di Redazione

Il commento del leader del Popolo della Famiglia intervistato dall'AdnKronos dopo lo scoop di affaritaliani.it

Sanremo, Adinolfi contro lo "spot omosex" di Pupa

"Non ho interesse a giudicare le logiche di marketing di un brand. Ma voglio sottolineare agli uffici che stanno ormai ripetutamente seguendo i diktat lgbtq, che sono meccanismi commercialmente dannosi. Si continua a voler massacrare l'idea più cara che c'è alla radice dell'essere italiani, cioè l'idea di famiglia". A dirlo è Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che interviene, intervistato dall'Adnkronos, nella polemica scatenata dallo spot Pupa per Sanremo, che andrà in onda la prossima settimana ma pubblicato anticipatamente da Affaritaliani, e che racconta di un matrimonio andato in fumo perché la sposa sceglie di scappare con una donna.

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"Se si prende la struttura della società italiana, cosa che dovrebbe fare chi fa pubblicità, si accorgeranno che nonostante l'evidente crisi del matrimonio, e del matrimonio in Chiesa, continuano a sposarsi ogni anno circa 350mila persone, uomini e donne -scandisce Adinolfi- Nello stesso anno l'unione gay voluta per legge, unisce circa 2mila coppie".

L'idea dunque di scegliere questo tema per Sanremo, per Adinolfi non è una scelta felice: "Andare nel programma a massima diffusione nazional-popolare che ha ascolti sopra i 10 milioni pensando che sia commercialmente vantaggioso, è proprio un errore di marketing -affonda il leader del Popolo della Famiglia- Poi se vuole fare l'errore lo faccia, segue una moda, ma è tramontato tutto, anche piuttosto miseramente".

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Dunque "il mio consiglio ai brand è di studiare un po' meglio come è fatta la società italiana, e cosa sia il festival di Sanremo, che per quanto infiocchettato con cantanti alternativi alla fine nell'immaginario collettivo resta Al Bano e Romina e i Coma Cose dell'anno scorso, che alla fine si sposano". Il consiglio dunque è di avere "un minimo di rispetto per questi 29 milioni di italiani uniti in matrimonio. Senza fare crociate, richiamo al corretto approccio di marketing rispetto a un'Italia che rimane collegata a un'idea di famiglia, che non è costituzionale ma naturale".

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