Cronache
Sciopero penalisti: iniziativa coraggiosa perché non ci siano più casi Tortora
Dal 21 al 25 Ottobre prossimo i penalisti di tutta Italia hanno proclamato l'astensione totale dalle udienze. Si tratta di una iniziativa indubbiamente importante e finalizzata a sensibilizzare il Paese sui grandi temi che riguardano - si badi - non solo le persone sottoposte a procedimento penale ma tutti i cittadini. Gli avvocati penalisti sollecitano giustamente chiarezza e garanzie per chi ha la sventura di essere destinatario di un procedimento penale. E' fin troppo evidente che nel nostro Paese ormai le tutele costituzionali in materia penale sono state calpestate da tempo con la drammatica conseguenza che l'indagato nel procedimento e l'imputato nel processo sono semplicemente succubi totali tanto dei pubblici ministeri quanto dei giudici che dovranno emettere la sentenza. Il primo irrisolto problema - per inettitudine, viltà e furbizia della nostra classe politica - e' quello della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici. E' ben noto infatti che queste due categorie di magistrati sono uniti nelle carriere finendo per appartenere ad un unica classe di funzionari pubblici - appunto i magistrati - con inevitabili collusioni noche' gravissima e irreparabile lesione del principio di imparzialità del giudice richiesto e, anzi, imposto dalla nostra Costituzione. E' fin troppo chiaro che la coesistenza di carriera e ruolo dei pubblici ministeri e dei giudici compromette i diritti dell'indagato e dell'eventuale imputato che si troverà giudicato da un collega del pubblico ministero che ha promosso e sostenuto le indagini nei suoi confronti.
La separazione delle carriere tra tali categorie di funzionari dovrebbe configurarsi fin dal momento della loro selezione che dovrebbe avvenire con concorsi distinti e con la loro dipendenza da ministeri diversi oltre che - dettaglio di non poco conto - con la loro collocazione fisica in edifici distinti e non, come accade scandalosamente oggi, nello stesso Tribunale. Si tratta di regole essenziali di civiltà ben note in Paesi più evoluti del nostro come gli Stati Uniti dove il procuratore (attorney) che svolge le funzioni del pubblico ministero e' soggetto distinto totalmente dal giudice. E non a caso sono stati proprio gli studiosi americani che hanno enunciato il principio del 'dovuto processo legale' nel quale, come prima regola, le due cardinali figure del procuratore e del giudice devono essere rigorosamente separate per ruolo, carriera e collocazione proprio per assicurare la imparzialità e la terzieta del giudice. Il secondo e non meno grave problema presente nel nostro Paese e' l'esistenza di una assurda e - si consenta - inaccettabile regola di automatismo nelle carriere dei magistrati. In parole povere, in Italia (e sottolineo solo in Italia) tali funzionari, una volta superato il pubblico concorso, percorrono la loro carriera secondo steps predeterminati e collegati alla anzianità di servizio, a prescindere dalla quantità e dalla qualità del loro lavoro. Cosicché qualsiasi magistrato, competente o incompetente che sia, non solo potrà cambiare casacca di pubblico ministero o giudice a suo capriccio, ma avanzerà nei gradi senza alcun controllo o valutazione della qualità del suo lavoro, eccellente o sciatto che sia. Si dica se questo non e' uno scandalo ammesso e consentito da leggi in odore di incostituzionalità che i politici hanno voluto per ingraziarsi (invano, come la recente storia d'Italia ha dimostrato) coloro che un domani potrebbero indagarli e condannarli. Il terzo gravissimo e scandaloso vulnus del sistema e' la assenza di responsabilità civile dei magistrati per i (non infrequenti) danni causati da loro condotta. In Italia un magistrato - inquirente o giudicante - può annientare la vita di un cittadino con indagini campate in aria e sentenze immotivate e non pagare un solo centesimo del proprio lauto stipendio e senza che la sua inarrestabile ed automatica carriera subisca alcun contraccolpo. Si consideri che in Italia ormai ogni categoria lavorativa deve attenersi a regole rigorosissime nello svolgimento della propria attività con la conseguenza che anche il sospetto che un lavoratore sia incorso in leggerezze legittima automaticamente l'avvio di azioni legali per danni oltre che procedimenti disciplinari laddove il presunto responsabile svolga attivita professionale.
Orbene i magistrati, malgrado il potere devastante nelle loro mani, non rispondono di alcunché anche di fronte a palesi errori. Ed Enzo Tortora di sicuro non e' stata l'unica e mai risarcita vittima di tale scandalo che tuttora persiste nel nostro ordinamento. A questi enormi ed irrisolti problemi si aggiungono le recenti modifiche normative in tema di prescrizione di responsabilità penale a danno degli indagati a cui - si dovrebbe aggiungere - l'altra scandalosa normativa in tema di intercettazioni che e' lo specchio più chiaro ed inequivocabile del sovrappeso dei magistrati nel nostro Paese ormai ridotto a Stato di polizia giudiziaria nel quale la direzione della politica e' appunto nelle mani dei togati, con buona pace delle più elementari regole in tema di separazione dei poteri oltre che di sovranità popolare. Il Consiglio Superiore della Magistratura da organo di autogoverno e' diventato, in realtà, organo di governo del Paese con i loro appartenenti scelti sulla base di orientamenti politici ed amicizie che - come i recenti casi di cronaca hanno provato - oltre a tutelare interessi di casta, si spartiscono incarichi e nomine pubbliche giungendo al compimento anche di azioni di rilevanza penale. Tutto ciò rappresenta una gravissima aberrazione degli equilibri di potere delle istituzioni a cui i politici non vogliono porre rimedio, in tal modo lasciando permanere una situazione di anomalia che. In ultima istanza, tocca noi cittadini. Infatti e' chiaro che una magistratura che travalica i suoi confini, fa politica ed agisce come cane sciolto rappresenta un reale attentato alla democrazia. Gli avvocati penalisti - in prima fila a fronteggiare, con mezzi sempre più ridotti e nell'assordante silenzio degli organi di stampa, il potere debordante e scandaloso dei magistrati - giustamente scioperano per dare un segnale al Paese. Come professionista e come cittadino non posso che condividere questa coraggiosa iniziativa con la speranza (in realtà molto flebile visto lo sciocco clima giacobino di cui si e' fatto portatore questo governo) che i politici - teoricamente rappresentanti degli interessi nazionali in Parlamento - rispondano all'appello e avviino le dovute riforme in tema di giustizia senza le quali saremo destinati ad arretrare sempre più nell'orbita dei Paesi del terzo mondo.