Cronache

Sindaco e sesso in Comune, lo scherzetto dei video hot. In 4 vanno a processo

Di Redazione Cronache

I suoi "rivali" sono accusati di corruzione, ma qualcuno rischia anche per il "revenge porn". Pietro Tidei: "La giustizia è lenta ma arriva sempre"

Sindaco e sesso in Comune, la rivincita di Tidei: si va a processo

Il caso relativo al sindaco Pietro Tidei, filmato e messo in rete mentre faceva sesso in Comune con le sue amanti a Santa Marinella, torna di stretta attualità. Mentre proseguono le indagini per "revenge porn" e si cerca di risalire ai colpevoli della diffusione dei video hot, si chiude il filone relativo alla corruzione: scattano quattro rinvii a giudizio per i rivali del sindaco Tidei. Il tribunale di Civitavecchia - si legge su Il Corriere della Sera - manda a processo per corruzione l’imprenditore Fabio Quartieri, i consiglieri comunali di Santa Marinella Roberto Angeletti e Fabrizio Fronti e il dipendente della società in house del comune, Giuseppe Salomone. La notizia del rinvio a giudizio è stata rilanciata sui social dallo stesso Tidei: "La giustizia è lenta ma alla fine arriva sempre". Il comune di Santa Marinella si costituirà parte civile. Ma la questione dei video hot non fa parte dell'inchiesta e anzi sulla rivelazione di quei filmati, nel supposto tentativo di danneggiare il sindaco, è in corso una separata attività investigativa dei carabinieri.

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Le telecamere degli investigatori piazzate in comune - prosegue Il Corriere - avevano finito per riprendere anche gli incontri del sindaco e i video erano rimasti nel fascicolo consegnato agli indagati a chiusura delle indagini, pur se penalmente irrilevanti. Anche su questa "svista" sono in corso accertamenti. In particolare il consigliere Angeletti ha più volte ammesso di avere quei video e di averli visti (ma non diffusi), mantenendone anzi una copia anche dopo che gli erano stati sequestrati pc e telefono. Gli era così stata sequestrata in un secondo momento anche una chiavetta usb e anche a sua sorella Bruna, poliziotta in pensione, e a un maresciallo dei carabinieri in servizio in passato presso la caserma di Santa Marinella erano stati sequestrati telefono e pc, nell'ipotesi che custodissero le immagini.